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4 Rapporto Confindustria su efficienza energetica: settore residenziale consuma 29% del totale

In Italia il settore residenziale è responsabile di un consumo energetico di 34 Mtep, corrispondente al 29% dei consumi nazionali.

"L'efficienza energetica è un driver dei processi di innovazione e ha reso possibile la nascita di una filiera industriale italiana che potrà ancora crescere man mano che l'Europa chiederà ulteriori sforzi su questo versante".

E' questa la fotografia contenuta nel quarto Rapporto sull'efficienza energetica realizzato da Confindustria, in collaborazione con Rse ed Enea, presentato il 5 luglio, a Roma alla presenza del ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti.

Il documento parte dalla consapevolezza che l’efficienza energetica costituisce una componente essenziale della strategia energetica europea e nazionale, finalizzata a realizzare un’economia a basso consumo energetico, piuù sicura, più competitiva e più sostenibile. E' quindi necessario dirigersi verso una convergenza delle politiche energetiche e ambientali, valutando in modo approfondito tutte le implicazioni che gli obiettivi ambientali potrebbero avere sulle di- verse economie, in considerazione dei costi dell’energia, dei mix energetici dei vari stati membri e delle circostanze nazionali.

Confindustria, con l’affiancamento di partner scientifici quali RSE ed Enea, e l’ausilio del CSC in questo nuovo studio, il quarto dal 2006, intende identificare le tecnologie per l’efficienza energetica di maggiore interesse per il Paese (sulla base di dati specifici forniti da Associazioni e Aziende coinvolte) valutandone gli odierni potenziali, i possibili scenari evolutivi in relazione ai nuovi target ambientali e agli effetti economici, sia a livello macro che di microanalisi.

A valle di una sintetica rappresentazione del quadro normativo, il lavoro è composto da quattro sezioni fondamentali:

1) Mappatura delle tecnologie e delle filiere italiane per l’efficienza.

Analisi del contesto e delle soluzioni, esistenti o previste al 2030, per individuare le potenzialità e le eccellenze, spesso nascoste, del nostro Paese.

2) Assessment delle tecnologie, analisi del potenziale teorico e delle relative barriere.

Nell’assessment si propone una valutazione comparativa fra soluzioni “baseline di mercato” e “top di gamma” per comprendere le esternalità ambientali ottenibili e la sostenibilità economica per gli utenti a livello di singolo intervento. In base ai costi e ai benefici sottesi, le soluzioni analizzate vengono quindi replicate su scala nazionale per ottenere i risparmi energetici potenziali, considerati teorici a causa delle attuali barriere alla diffusione dei sistemi efficienti.

3) Scenari energetici e proposte di policy.

Applicazione alla “tendenziale” evoluzione dei consumi al 2030 - dettata dalle politiche per la lotta ai cambiamenti climatici attualmente in campo - di apposite proposte di policy, atte ad incrementare l’efficienza energetica italiana.

Le proposte di policy di Confindustria sono calate all’interno di uno scenario energetico nazionale con l’intento di bilanciare i tre pilastri della sostenibilità. Confindustria prevede notevoli benefici economici, ambientali e sociali dallo sviluppo di un quadro regolatorio favorevole e di oculate politiche per il sostegno dell’efficienza energetica atte a sviluppare le tecnologie nazionali; dare maggiore attenzione alle ricadute interne (occupazione, domanda e sviluppo settoriale); contenere qualitativamente gli inquinanti locali; e superare le criticità che attualmente impediscono la diffusione di best practice e l’effettiva ripresa delle afiliere.

4) Effetti economici e ricadute per il sistema Italia nel mercato globale.

Valutazione dei potenziali impatti economici delle proposte di policy sia a livello nazionale (prodotto interno lordo, valore aggiunto, occupazione, ecc.) che internazionale (competitività settoriale, scambi commerciali, ecc.).

Grande attenzione al tema dei consumi domestici, essendo un importante voce di spesa energetica e avendo ampie potenzialità di risparmio. In Italia il settore residenziale è responsabile di un consumo energetico di 34 Mtep, corrispondente al 29% dei consumi nazionali. Il consumo medio per famiglia è pari a 1,3 tep, per una spesa media pari a circa 1.600 euro l’anno. Ridurre questi consumi è, quindi, un’azione prioritaria.

Per conseguire obiettivi di riduzione dei consumi energetici nel settore residenziale vi sono numerose soluzioni tecnologiche che, abbinate a importanti strumenti di incentivazione economica, consentono di ottenere importanti risultati, anche con razionali economici sostenibili dalle famiglie. Tali interventi, in particolare sono orientati a dare una risposta agli obiettivi – introdotti dalla Direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica nell’edilizia – di arrivare alla costruzione di edifici a energia quasi zero (NZEB dall’inglese “Nearly zero energy building”), ovvero edifici ad altissima prestazione energetica, il cui fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo dovrebbe essere coperto in misura significativa da energia da fonti rinnovabili.

Il raggiungimento di questo obiettivo deve tener conto del contesto ambientale italiano in cui si adottano sistemi costruttivi ormai consolidati basati sull’utilizzo dell’isolamento termico come elemento fondamentale e di primaria importanza. L’area mediterranea ha infatti sviluppato nel corso dei secoli un proprio modello insediativo, fortemente legato sia alle caratteristiche climatiche sia alla reperibilità dei materiali sul luogo. La scelta del legislatore italiano affronta il tema del risparmio energetico con una riduzione delle trasmittanze termiche, soprattutto per i componenti opachi quali pareti e solai, ma anche introducendo i parametri della massa e della trasmittanza termica periodica per tenere in considerazione gli effetti delle situazioni estive in climi particolarmente gravosi. Infatti mentre in regime invernale per ridurre la trasmissione di calore verso l’esterno è rilevante la trasmissione conduttiva, in regime estivo assume invece importanza fondamentale, soprattutto nel clima mediterraneo, l’effetto dell’inerzia termica. Il giusto mix di questi parametri consente di mantenere il controllo delle temperature interne invernali e estive, senza gravare in modo eccessivo sul contributo energetico derivante dagli impianti attivi di raffrescamento e ventilazione.

Questo concetto è stato recepito, con un diverso approccio, anche nei recenti CAM per gli appalti pubblici di edifici (“Criteri Ambientali Minimi per l’affidamento di servizi di progettazione e lavori per la nuova costruzione, ristrutturazione e manutenzione di edifici e per la gestione dei cantieri della pubblica amministrazione” pubblicati con DM 24 dicembre 2015) che hanno introdotto il parametro della capacita? termica areica interna, in particolare, per il risparmio energetico ed il controllo del comfort in regime estivo.

Per conseguire obiettivi di riduzione dei consumi energetici nel settore residenziale si possono, dunque individuare una serie di ambiti di interventi di efficienza energetica, di seguito sintetizzati:

  • interventi per ridurre il fabbisogno energetico agendo sulle prestazioni dell’edificio, quali la coibentazione e la sostituzione degli infissi;
  • interventi per la fornitura del servizio di Climatizzazione/ACS, promuovendo l’impiego di soluzioni impiantistiche conformi agli obiettivi vigenti di efficienza energetica e di sviluppo delle fonti rinnovabili;
  • interventi sull’Illuminazione;
  • interventi per ridurre i consumi energetici per gli usi finali all’interno delle abitazioni, attraverso l’installazione di elettrodomestici efficienti e “smart”;
  • interventi per ottimizzare la gestione dei consumi energetici e promuovere lo sviluppo delle fonti rinnovabili, mediante sistemi integrati di controllo, telegestione e di accumulo;
  • interventi per l’efficienza idrica dell’edificio.

Ma nel rapporto si parla anche di motlo altro: dei Sistemi di illuminazione, degli Apparecchi Professionali efficienti e interconnessi, dei Sistemi integrati di controllo, telegestione e di accumulo, del Settore industria (servizi tecnici, refrigerazione, motori elettrici, recuperi calore), di Smart Grids e quindi di Reti intelligenti, Contattori intelligenti, Sistemi di accumulo, ma anche di Mobilita? sostenibile e altro ancora.

 

Al termine del documento le conclusioni e le proposte di Confindustria, che partono ovviamente dai benefici ottenuti dalle policy della UE, come ad esempio:

  • I nuovi edifici consumano la metà di quelli costruiti negli anni ’80 e si sta procedendo verso la diffusione di strutture a energia “quasi zero”.
  • L’intensità energetica dei paesi europei e? scesa di oltre il 21% tra il 2000 e il 2014, trainata dal decoupling tra l’andamento della produzione industriale ed i consumi energetici delle imprese.
  • Gli apparecchi di nuova generazione, grazie al miglioramento tecnologico e alla sempre mag- giore attenzione all’efficienza e al risparmio energetico, si prevede possano far risparmiare annualmente ai consumatori 100 miliardi di euro – circa 465 € per ogni casa – nelle bollette energetiche al 2020;
  • I Paesi europei hanno assunto impegni per mettere in esercizio 200 milioni di smart meters per l’energia elettrica e 45 milioni per il gas naturale entro il 2020, cosi? da fornire maggiore contezza agli utenti dei propri consumi;

Sulla base dei risultati riportati nel rapporto, nell’ipotesi in cui vengano implementate opportune misure di policy per sostenere la domanda e, incentivi adeguati a rilanciare l’offerta di tecnologie, gli effetti sul sistema economico italiano sarebbero molto piu? significativi: la domanda finale al 2030 aumenterebbe di 543 miliardi di euro e cio? implicherebbe un incremento del valore della produzione industriale italiana di 1.019 miliardi di euro (1,9% medio annuo, 867 miliardi al netto dei beni intermedi importati), un’occupazione piu? elevata di 5,7 milioni di ULA (+1,4% annuo) e un incremento del valore aggiunto di 340 miliardi di euro (+1,4% medio annuo).

Dall’analisi e? risultato particolarmente significativo anche l’impatto in termini di crescita degli investimenti in innovazione di processo. L’incremento riconducibile agli investimenti addizionali in tecnologie per efficienza energetica sarebbe di circa 145 miliardi di euro, con aumenti (rispetto allo scenario di base) di quasi 284 miliardi di euro in termini di produzione (a prezzi 2015), di occupazione per 1,978 mlioni di ULA (pari a un aumento medio annuo di 132 mila unita?) e di valore aggiunto per circa 107 milioni di euro.

In sostanza, il rapproto si conclude affermando che nonostante il nostro paese abbia gia? fatto molto negli ultimi 20 anni in termini di investimento per l’efficienza energetica esiste un potenziale di benefici ancora elevato nel periodo 2020-2030 in quanto per ogni euro di spesa pubblica investito in efficienza si possono ottenere 1,5 euro in ter- mini di aumento dell’occupazione, investimenti privati, energia risparmiata e benefici ambientali.

Ecco il LINK al rapporto

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