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Elezioni, nessuna attenzione per le costruzioni e la professione dal mondo politico

L'ultimo Editoriale di Andrea Dari sul tema della poca attenzione dedicata dalla politica ai temi concreti del Paese

Immagino che molti di voi ci avranno fatto caso. Nella campagna elettorale che in questi giorni impoverisce la comunicazione quotidiana sono scomparse parole come infrastrutture, costruzioni, progettazione, mobilità, riqualificazione, sicurezza.

Tagliamo le tasse

Se da un lato si parla molto di flat tax, revisione dei trattati europei, legge fornero, abolizione bollo auto e canone rai, reddito di cittadinanza, spese militari, migranti e borsine di plastica, ... nessuno parla dell’esigenza di completare un sistema di infrastrutture in cui il gap italiano è purtroppo evidente (Infrastrutture: 10 miliardi di Gap all'anno per l'Italia), e presenta indubbi problemi di manutenzione, così come nessuno parla della necessità di passare dalla politica del rattoppo a quella della ricostruzione da zero di città che sono soffocate da problemi sociali, di mobilità, di inquinamento e sicurezza strutturale.)

Bla bla bla ... molti parlano di lavoro, promettendo centinaia di migliaia di posti grazie a fantasmagoriche politiche nell’ambito dell’ambiente (forse il modello sono i 27.000 forestali della Sicilia) o ad alchimie normative (come il jobs act) ma nessuno parla della necessità che in questo paese si riveda il sistema di creazione della forza lavoro, che si torni a una valorizzazione delle competenze, per contrastare una tendenza in cui la sfida sul lavoro la si fa sul pagare sempre meno le risorse piuttosto che il qualificare la scelta delle stesse.

C’è stato un appiattimento della politica verso il populismo. Se i cinque stelle propongono il reddito di cittadinanza Liberi Uguali propone il ritorno all’articolo 18, se Forza Italia propone un piano straordinario per la natalità il PD un assegno maggiore di maternità, e così via tutto vogliono meno tasse, più servizi, più lavoro e meno debito.

In questo dibattito politico elettorale, fatto quindi più di promesse e faq news che di progetti, emerge l'assenza del mondo dell’industria e dei professionisti.

Professioni e industrie: quali proposte

Non abbiamo avuto prese di posizione, richieste di punti di programma, richiami alla necessità di un Paese moderno e che sia attrezzato per le sfide del futuro. 

Forse siamo assenti perchè non abbiamo sufficiente forza per emergere in una comunicazione così “occupata” dai partiti, forse per un nostro problema di abitudine a essere presenti su questo tema, forse peruna nostra paura di schierarsi, di apparire di una linea politica o un'altra.

Andrea-DariEppure gli spazi ci sono, ed è necessario alzare la voce.

Con INGENIO abbiamo in questi anni più volte cercato di svolgere un ruolo attivo: non ci siamo limitati a dare le notizie sulle novità delle costruzioni (come fanno molti), o ad approfondirle tecnicamente (e qui di frequente siamo soli), ma abbiamo spesso evidenziato delle nostre posizioni, anche alzando i toni, sentendo l’esigenza di stimolare l’attenzione dei professionisti e delle istituzioni.

Ora non basta la voce di Ingenio, occorre una presa di posizione dei nostri rappresentanti

Si pensi, per esempio al tema dei Trasporti su lunga distanza.

Il rapporto internazionale sulle infrastrutture su citato lo ha indicato chiaramente: abbiamo un gap soprattutto su due fronti: porti e ferrovie. Sulle strade siamo in linea con gli altri Paesi. Allora sia il mondo dei professionisti, alleandosi per una volta a quello degli industriali, a fare delle proposte concrete.

Per esempio di concentrare l’attenzione degli investimenti su questi due fronti: un piano che consenta ad alcuni porti italiani di essere competitivi - per dimensioni, logistica e collegamenti ferroviari - con i porti del nord. Superando la logica di tanti porti piccoli ed inadeguati. Superando la logica dei campanilismi territoriali. Per le ferrovie, il completare i collegamenti internazionali e il passaggio alla alta velocità (vera) delle altre dorsali nazionali (per esempio quella adriatica), oltre a mettere in sicurezza le linee secondarie.

Possiamo sicuramente portare proposte sul tema della Mobilità urbana, dove occorre un progetto non ipocrita, che solo i professionisti sono in grado oggi di pensare. Per esempio sul potenziamento della mobilità su ruote “green”: non bastano mettere a disposizione colonnine e piste ciclabili, occorre una nuova normativa stradale e urbanistica, come fatto in Olanda e Danimarca, in cui per esempio gli incroci semaforici sono realizzati per evitare che chi sta in bicicletta si respira i fumi dell’auto in attesa del verde, le ciclabili hanno la precedenza su pedoni e auto, e nei centri storici si sono eliminati tanti parcheggi per costringere all’uso di mezzi più eco-sostenibili. Occorre anche una digitalizzazione trasversale. Passare da un sistema in cui ogni città ha una sua APP per le mappe e gli orari a una unica APP nazionale, in modo che chi viaggia possa avere un riferimento unico, sia per la consultazione che per l’acquisto dei biglietti (tipo Dolomiti Superski). 

Il tema delle Città deve essere elemento di campagna politica, e non lo è. Sta a noi professionisti allora marcare il problema ed evidenziare che non si può trattare il tema dell’inquinamento urbano solo chiudendo il centro storico con le date alterne. Le Città vanno ridisegnate, ma non con progettini di facciata o con rattoppi come quelle dell’eco bonus attuale. Perchè noi professionisti ? perchè all’industria vanno bene anche i rattoppi, perchè gli generano fatturati. Solo noi siamo liberi di poter dire che rattoppare con finestre costose un edificio sismicamente non sicuro è uno spreco di denaro pubblico e privato. Solo noi possiamo fare proposte di demolizione e ricostruzione con la cultura tecnica, urbanistica e social che consenta di disegnare un nuovo futuro per una popolazione che invecchia.

Costeremo sempre più del Bangladesh

E sul tema del lavoro occorre qualcuno che abbia il coraggio di dire che l’occupazione non si crea semplicemente con i coupon, ma valorizzando le competenze, alzando le asticelle. Il nostro Paese avrà sempre un costo del lavoro maggiore del Bangladesh e dell’Egitto, e potremmo difenderci solo puntando sulla qualità. Ma la qualità richiede tecnici preparati ed eccellenti e l’eccellenza va pagata.

Se in un Paese l’industria paga un ingegnere 900 euro/mese, se in un Paese un comune cerca architetti che lavorino gratis, se in un Paese la disoccupazione giovanile dei laureati è ai massimi storici significa che non c’è soluzione al declino, e stiamo tutti ragionando su soluzioni inutili: jobs act, buoni cultura, … ma cazzo, invece di regalare a un giovane 500 euro per comprare dei libri e altri 500 euro per comprare un computer diamogli un'università statale che gli consenta, come consentono la Bocconi e la Luiss, di trovare un lavoro con stipendi decenti. 

Manca meno di un mese alle elezioni, e speriamo che il silenzio del mondo industriale e delle professioni finisca.

A proposito, Pier Luigi non il 4 marzo ci ricorderemo delle tue lenzuolate.