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Chiusura della scuola e risultati dei software: la posizione di AIST

La posizione di AIST sulla sentenza n. 190 del 2018 della 6a sezione penale della Corte di Cassazione e relativa alla chiusura della scuola.

In questi giorni è stato dato ampio risalto alla sentenza n. 190 del 2018 della 6a sezione penale della Corte di Cassazione, riguardante la scuola situata a Ribolla, frazione del Comune di Roccastrada (Grosseto).

AIST.jpgDi fronte a una sentenza di questo tipo, AIST, l’Associazione che rappresenta il Software Tecnico in Italia, non può rimanere indifferente, proprio per il ruolo tecnico che svolge nell’ambito delle costruzioni. Abbiamo quindi sentito la necessità di condividere alcune nostre riflessioni, senza entrare nel merito del singolo caso. 

Quello che da tecnici oggi abbiamo letto, e sempre da tecnici ci porta a interrogarci e ci suscita riflessioni è che una scuola costruita nel passato, a seguito di una valutazione tecnica con esito di un coefficiente di rischio sismico pari a 0.985, contro il valore di rifermento pari a 1.000, debba essere chiusa. E i tre zeri dopo la virgola sono inseriti volutamente.

La prima considerazione riguarda quindi il “numero”. Spesso, parlando di questi argomenti vengono citati gli interventi di prolusione e chiusura del compianto prof. Piero Pozzati, tenuti nell’ambito del “Corso di aggiornamento sui criteri di progettazione in zona sismica”, svolto presso la Facoltà di Ingegneria di Bologna nel 2004, intitolati “Il convenzionalismo nel calcolo strutturale sismico” e la lezione conclusiva del Corso di ingegneria antisismica del 12 giugno 2004: “Le fasi di ideazione e di verifica nella progettazione strutturale”, pubblicate sulla rivista INARCOS.

Il valore 0.985 va dunque letto all’interno di un sistema di convenzioni, unico ambito in cui quel numero ha senso, senza comprendere le quali si commette l’errore di dare un significato assoluto al termine sicurezza. Alla base dei calcoli strutturali sta un insieme di ipotesi semplificative, approssimate, incerte che devono sempre essere presenti nelle valutazioni di un professionista che quei calcoli deve impostare, guidare, leggere e comprendere, tanto più quando c’è di mezzo l’ausilio del software. 

Nell’ambito del nostro lavoro questa è l’unica strada che ci è dato di percorrere. 

Nel necessario rigore dell’elaborazione numerica non ci si può dimenticare di questo. Allora ci chiediamo quale ruolo sia quello del software e di chi lo scrive: formare utilizzatori consapevoli che non si aspettino automatismi incontrollabili, ma che possano filtrare i numeri risultanti sulla base della loro competenza e conoscenza dell’edificio (soprattutto nel caso di quelli esistenti). 

Il software che offriamo ai nostri clienti non deve imbrigliare le loro capacità, intelligenza e fantasia. Si può quindi affermare che un indice di 0,985 o 0,999 significhi insicurezza e 1 (o meglio 1,001, visto che può succedere, ed è successo, che anche il numero 1,000 susciti dubbi) significhi sicurezza? 

È bene ricordare che un coefficiente “1” nei confronti dello “Stato limite di salvaguardia della vita”, quello normalmente adottato nella valutazione degli edifici esistenti, corrisponde a questa definizione delle NTC: ”…a seguito del terremoto la costruzione subisce rotture e crolli dei componenti non strutturali ed impiantistici e significativi danni dei componenti strutturali…”. Per citare di nuovo il prof. Pozzati “i numeri, anziché essere mezzo di interpretazione del reale, possono divenire mezzi di occultamento, generando pericolose e infide sicurezze”. Non si può nemmeno trascurare il fatto che la “sicurezza” è determinata da innumerevoli fattori di cui quella strutturale e, all’interno di questa, quella sismica è solo un aspetto. 

Il problema esce quindi dal campo tecnico per diventare etico, politico nel senso più alto del termine, viste le risorse enormi che problemi di questo tipo mettono in gioco.

Torniamo alla concretezza che il mondo professionale dei progettisti richiede, di cui come produttori di software ci sentiamo parte. Pensiamo anche a chiunque sia coinvolto nei processi decisionali in cui è necessario assumere delle responsabilità (parola spaventosa), come ad esempio, ma non solo, ad amministratori, dirigenti, responsabili di attività produttive, al rapporto fra progettisti e controllori, eccetera: come affrontare un progetto, una valutazione, una scelta? Come cimentarsi, ad esempio, in un miglioramento sismico che è alla base del cosiddetto “Sismabonus” di recente approvazione”? Non raggiungere il valore “1” è un’affermazione, scritta nero su bianco, di messa fuori servizio dell’edificio? Come gestire il patrimonio edilizio storico, spesso sede di attività rilevanti? E in vista della prossima uscita delle NTC, dove si aumenteranno per alcuni aspetti le prestazioni richieste per le nuove costruzioni, sarà necessario adeguare tutto ciò che è stato costruito “a norma” fino ad ora perché non si potrà più dire che è sicuro? Speriamo che dopo la “medicina difensiva” già da tempo oggetto di studio, non prenda piede “l’ingegneria difensiva” di cui molti segnali già si avvertono.

Altro argomento su cui molte domande ci poniamo è se un impianto normativo cogente, complesso, articolato e dettagliato, ma forzatamente affetto da semplificazioni e convenzioni, possa assicurare la qualità e la correttezza della prestazione professionale o non ottenga invece l’effetto contrario: un rispetto formale della lettera della norma a scapito dell’effettiva comprensione dei problemi e la conseguente consapevole assunzione di responsabilità. La diffusione della cultura tecnica, l’aggiornamento, una formazione che non si limiti alla spiegazione del testo della norma, ma che invece ne approfondisca i fondamenti, le ipotesi che ne stanno alla base e l’ambito di applicazione è di vitale importanza.

L’augurio è che la risonanza provocata dalla citata sentenza della Corte di Cassazione, con la pubblicazione delle nuove norme tecniche, avvii o rinnovi una seria riflessione sul rapporto tra responsabilità professionale e responsabilità giudiziaria e si possa percorrere una strada in cui ci si possa sentire rispettati, accompagnati e non troppo soli davanti alle scelte sempre difficili che ci si trova ad affrontare.

La commissione strutture AIST

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