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L’Europa del BIM, riflessioni

Riflessioni di Angelo Ciribini, il riferimento italiano del BIM

 
Il 2 Marzo 2018 si è tenuta a Bruxelles, presso la Commissione Europea, la Assemblea Generale delloEU BIM Task Group, i cui contenuti sono ovviamente riservati.
Ciò che, tuttavia, si può dire è che, accanto alle traduzioni «costititutive» del BIM Handbook, ve ne è una, già completata, quella giapponese e un'altra, in fase di redazione, quella russa, inattese, a testimonianza della sensibilità internazionale che hanno acquisito il tema della digitalizzazione della Domanda Pubblica e il ruolo di riferimento dell'approccio comunitario all'argomento.
L'aspirazione percepibile sarebbe quella di conseguire un grado di uniformità nei criteri e nelle modalità di attuazione dei processi digitalizzati  nella Domanda Pubblica Comunitaria, ma le specificità dei recepimenti nazionali delle direttive comunitarie, a motivo delle peculiari condizioni culturali e operative locali dei mercati domestici, non rendono ciò agevole.
D'altra parte, probabilmente, il raggiungimento eventuale del consenso comunitario sui livelli di maturità digitale, supportato dalle future norme ISO EN 19650-1 e -2, così come la definizione di metriche quantitative sui benefici ottenuti dalla digitalizzazione, avvertite nel Regno Unito più che altrove, potrebbero rappresentare la condizione essenziale per introdurre, in futuro, l'obbligatorietà della gestione informativa in una prossima edizione della direttiva comunitaria sul Public Procurement.
 

BIM e Europa: dove il terreno di confronto

Vi sono, però, almeno due fattori che possono divenire terreno comune di confronto: l'accentuazione della natura computazionale della committenza pubblica; la configurazione in senso collaborativo dei quadri contrattuali.
È chiaro che, andando a vertere su questi due elementi, ci si scontra col fatto che le mentalità e le prassi dei committenti pubblici, e non solo di essi, non sono tradizionalmente permeate da questi temi.
A proposito del carattere computazionale, ovverossia «digitale», del committente pubblico, occorre rilevare che esso sia, quasi ovunque, piuttosto scarso, come testimonia anche una recente inchiesta curata da May Winfield e Sarah Rock, realizzata per conto della UK BIM Alliance.

Lo stesso briefing digitalizzato, noto, ad esempio, come Capitolato Informativo, Exchange o Employer's Information RequirementsCahier des charges BIMAuftraggeber-Informations-Anforderungen, non è sempre, infatti, redatto, come osservano le giuriste anglosassoni nello stesso studio, né appare solitamente particolarmente computazionale nelle sue espressioni.

BIM, oltre la dimensione geometrica

Si tratta di un passaggio importante, poiché rappresenta un ostacolo alla questione principale che dovrebbe agitare una committenza digitale: il fatto di oltrepassare la dimensione geometrica (il 3D in primis), pur ineludibile, per intravedere nella strutturazione dei dati la vera sfida che non pertiene esclusivamente alla determinazione della struttura informativa dei modelli (di calcolo e di gestione), bensì anche all'introduzione delle logiche digitali nei criteri decisionali di carattere finanziario.
Ciò, chiaramente, vale sia per le committenze pubbliche e private sia per gli sviluppatori immobiliari che possono evidentemente già oggi applicare, tra gli altri, gli applicativi di space programming, ma il tema, per così dire del BIM4Funding, trascende l'adozione e l'implementazione della modellazione informativa, andando a vertere direttamente sui meccanismi decisionali delle istituzioni finanziarie.
E' palese, infatti, che a monte di una capacità, peraltro inedita, della committenza pubblica di orientare e di governare numericamente i processi, deve stare una logica computazionale che sia pienamente integrata nella dimensione finanziaria vera e propria sotto i profili di rischio, che attualmente si indirizza sempre più verso gli orizzonti infrastrutturali, intendendosi per essi anche la rigenerazione urbana nella città cognitiva, non solo le opere previste nel TEN-T e altrove.
 

Una rivoluzione digitale non solo tecnica

Qui sta un punto determinante: il fatto che, al di là delle critiche a livello locale quantitative sulla natura degli investimenti pubblici, specie in conto capitale, e della abilità nel tradurli in procedimenti tecnico-amministrativi, nel mercato domestico sembri esservi una certa povertà immaginativa sulla natura degli stessi investimenti.
Per questa ragione, se la gestione informativa è oggi, in sede europea, giustamente al centro dell'attenzione dei dicasteri nazionali legati alla Costruzione Generale e al Genio Civile, domani dovrà esserlo, in primo luogo, dei ministeri delle finanze e dell'economia e, in ultima analisi, delle premiership, in considerazione della nozione di Social Outcome-Oriented dei Built Asset.
 
In altri termini, occorre accompagnare all'innovazione, o almeno all'evoluzione, tecnologica e organizzativa, quella economica e finanziaria e sinanche quella sociale.
 
A questo fine, i temi del Partenariato e dell'Alleanza appaiono decisivi, poiché collocano quelle dimensioni entro una prospettiva giuridico-contrattuale abilitante, ma anche perché riportano le ambizioni dei governi entro il perimetro dei vincoli della contabilità nazionale e comunitaria.
 

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