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Prefabbricazione e Digitalizzazione

Un articolo di Angelo Ciribini

This is quite a delta between a building and an iPhone, to say the least. In order to bridge this gap, we need to shift our mindset to rethink everything about how we design, engineer, and assemble buildings

Steve Burrows

Uno dei temi che emergono con maggiore forza, a proposito della digitalizzazione del settore delle costruzioni, riguarda il nesso, che si presume essere stretto, che dovrebbe intercorrere tra Building Information Modeling e Off Site (o meglio, Design for Manufacturing & Assembly).

In Italia, la tematica della Prefabbricazione (che, denominata in questo modo, soffre ancora di un retaggio reputazionale pessimo per molti segmenti del mercato) viene, specie per quanto riguarda l'edilizia di sostituzione, associata, in versione circolare e digitale, alla Rigenerazione Urbana.

La versione che se ne propone è, ovviamente, quella della Mass Customization, in luogo della Mass Production, per cui alla serialità si sostituirebbe la versatilità, come già evidenziato, ad esempio, a proposito delle facciate continue.

L'assunto principale su cui verte la relazione poc'anzi menzionata è incentrato sulla possibilità, offerta dalla gestione informativa, di realizzare una sorta di BIM Library (o meglio di Configuratore) che rifletta un repertorio di elementi (spaziali e costruttivi), intesi come sistema aperto, che siano dotati di capacità combinatorie tali da, secondo principii di modularità, interagire generando opzioni diversificate sia in termini distributivi sia in termini tecnologici.

Naturalmente, il fatto che la Rigenerazione Urbana, nei fatti, non possa che, in misura significativa, tradursi in interventi di trasformazione (oltre che di conservazione) del costruito esistente, anziché di sua sostituzione, implica che, a partire da un rilievo digitale accurato, la produzione in fabbrica, digitalizzata eventualmente anche in modalità additiva, sia strettamente sartoriale, in funzione di questo vincolo specifico.

La veste corrispondente è, peraltro, nelle narrazioni, più prossima ai sistemi costruttivi in legno o in acciaio, anziché di quelli in conglomerato cementizio armato, a voler rimarcare come il costruire a secco sia attualmente più presentabile di quello a umido alle scale ipotizzate.

La maggiore criticità che si intravede per questo approccio, tuttavia, è che esso è riproposto, concettualmente, secondo i paradigmi dei Gloriosi Trenta (1945-1973), per quanto non nelle modalità analogiche e seriali tipiche di quel periodo.

Una prima indicazione di come, al contrario, la computazionalità combinatoria andasse interpretata in maniera molto differente (per l'edilizia residenziale) era già venuta da Aditazz, Bryden Wood, Buro Happold, Sweco, con riferimento alla edilizia ospedaliera, scolastica o penitenziaria, con importanti rimandi a procedure semi-automatiche di concezione delle opere grazie al ricorso alla intelligenza artificiale.

Se, però, analizziamo accuratamente un recente intervento di Steve Burrows, dedicato alla analogia tra la progettazione di un iPhone e quella di un edificio secondo Katerra, ci accorgiamo che, coerentemente con quanto affermato in altre occasioni, su Cognitività e Sviluppo Immobiliare, la posta in gioco sia molto diversa da quella tradizionalmente evocata.

La premessa da cui parte Burrows, che ha un vasto retroterra lavorativo in Arup, AECOM e WSP, è di fabbisogno quantitativo (tendenzialmente di nuove costruzioni) che nel Nostro Paese sarebbe solo parzialmente giustificato, essenzialmente all'interno, come ricordato, semmai della sostituzione: technologizing the built environment is imperative in order to meet growing housing demands at affordable cost.

La premessa che il dirigente di Katerra adduce concerne gli aspetti di sartorialità del prodotto immobiliare, citando, però, sia la produzione di massa sia la fruizione esperienziale: iPhone apps provide unlimited ability to personalize the device to a user’s needs. Further, an iPhone’s value doesn’t end with the device itself. There is a large investment in developing compatible, interoperable hardware and software, with deep attention to the interface and user experience. Lastly, the device hardware is designed and engineered in such a way to be mass produced, available to anyone with the interest and means to procure one. Its cost gets lower as demand increases.

E' a questo ultimo proposito che si palesa, ancora una volta, la sfida cognitiva: user experience is often an afterthought. Decisions on design and engineering are most often driven by first cost, construction time in the field and regulatory constraints. Building systems for instance, such as electrical and mechanical systems, are developed with the goal of meeting the minimal standards of building codes, rather than aiming to improve the interface and experience of building managers or occupants.

La sfida appare, appunto, come quella di investire nella relazione, nella interazione, regolata dai flussi di dati strutturati, da contenitore e contenuti: we need to make buildings highly customizable and adaptive, with new features and components easily changed over time. We must invest in design solutions that optimize the interface between the building and its occupants.

Non per nulla, Steve Burrows accenna a un Building Operating System (BOS): a system where the building is a framework like an operating system designed to accept various Modules – or Apps – which form the working/living space within the building. The Apps can be swapped out, upgraded, moved around within the larger structure. They are disaggregated so their lifetime can vary depending on the regularity of change.

E' qui che compare, oltre al rimando alle Operations, la nozione di Living Service, di Servizi relativi al Ciclo della Vita dell'Utente, legata a una condizione evolutiva assoluta: utilizing a factory environment and logistics analysis, the Apps could be optimized for ease of shipping and installation and removed or replaced in hours to create a secondary market for Apps. Retrofits or refurbishments to existing spaces—recycling or reusing parts of retired modules—is now much easier and drastically faster, with no mess or waste. The beauty of such an approach is that both owner and consumer choice is unlimited. Much like a phone case or device shell, this modular system could work with any number of structural framing materials. The building façade can still support custom detailing, like a home screen image of choice. MEP systems now become a standard kit of parts like a microchip.

A suo modo, in conclusione, Burrows giunge, in maniera diversa da Mark Bew, ai Social Outcome: we need bigger and bolder ideas. The social and environmental impact is too important to continue on as we have—as an industry that continues to fall in productivity and contribute at disproportionate levels to landfills and CO2 emissions.

La Nuova Costruzione legata alla Prefabbricazione non appartiene certo oggi al nostro principale immaginario continentale e nazionale, per quanto sia declinata secondo tratti inediti: è solo attraverso la ridefinizione delle identità degli operatori e dei prodotti immobiliari che essa potrà ritrovare un nuovo significato, come sostiene lo stesso esponente di Katerra: we need to shift our mindset to rethink everything about how we design, engineer, and assemble buildings