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Un Piano nazionale di riqualificazione integrata architettonica, sismica ed energetica del territorio italiano

Ecco la proposta del Prof. Stefano Pampanin a L'Aquila

Un “Piano nazionale di riqualificazione integrata architettonica, sismica ed energetica del territorio italiano”, partendo dal fatto che il costo dei terremoti in Italia è altissimo.

A lanciare una proposta direttamente al nascente Governo, nell'ottica della prevenzione sismica duratura e ben strutturata, è stato il docente dell'Università La Sapienza di Roma (a lungo docente della University of Canterbury, in Nuova Zelanda), Stefano Pampanin, che con un gruppo di tecnici e studiosi dell'ateneo romano sta lavorando al piano. “Tra le cose più importanti che il Paese deve affrontare e inserire nel cosiddetto 'Contratto di Governo', non può mancare quello della sicurezza del patrimonio immobiliare pubblico e privato – ha detto Pampanin – sarebbe appropriato definire una clausola nel programma in cui si definisca un piano di riqualificazione di concerto con il Sisma Bonus e l'Eco bonus. Stiamo lavorando a questo piano insieme a tecnici, ingegneri, architetti, sismologi, geologi ed economisti che saremo lieti di donare al Governo questo progetto di ricerca di interesse nazionale. Che, se fatto bene, non costerà niente ai cittadini perché basato su incentivi pubblici e su un piano trentennale di opere”.

La proposta di Pampanin è emersa nel corso dell'edizione primaverile di “Officina L'Aquila, incontri internazionali”, la rassegna dedicata al restauro e alla rigenerazione urbana ma anche alla rinascita sociale ed economica dei luoghi colpiti dal sisma del 2009 promossa e organizzata da Carsa srl (in collaborazione con ANCE Abruzzo, insieme ad ANCE L’Aquila, ANCE Chieti, ANCE Pescara, ANCE Teramo). Un'edizione che, dopo i terremoti che hanno colpito il Centro Italia negli ultimi due anni, esce dai confini locali avviando un dibattito con il nuovo cratere sismico nell'ambito del tema “L'Aquila e l'Appennino” e diventa “Officina Italia”.

A confronto docenti, rappresentanti istituzionali, sindaci, soprintendenze.

Un modello di ricostruzione, quello aquilano, che nonostante le tante criticità, ha funzionato.

A dirlo il direttore della Struttura tecnica di missione, Giampiero Marchesi, a capo della struttura ministeriale che coordina a livello di cooperazione tecnica le attività della ricostruzione e provvede all'assegnazione delle risorse sulla base di istruttorie tecniche e del monitoraggio. “La ricostruzione all'Aquila è diventata effettiva nella seconda metà del 2012 – ha ricordato Marchesi - Ora siamo nel 2018, ma è da ribadire che in 6 anni una città non si ricostruisce. Siamo abbastanza avanti all'Aquila, mentre resta un po' indietro il territorio, ma complessivamente il modello organizzativo ha funzionato bene. Chi ha funzioni pubbliche deve prendere decisioni, assumersi la responsabilità dell’interpretazione delle norme, avere coraggio”, ha concluso Marchesi, che a margine del convegno “L'Aquila e l'Appennino: la ricostruzione e le amministrazioni locali”, ha avuto un colloquio privato con il vicepresidente della Regione Abruzzo Giovanni Lolli su diverse questioni, tra cui il bando Fare Centro (la cui linea B dev'essere rifinanziata).

In questo territorio si sono accumulate competenze a tutti i livelli: urbanistiche, tecniche, legislative, economiche, che sono riproponibili”, ha detto Lolli, ribadendo che “il terremoto è un'occasione per rigenerare e rinnovare, rafforzare il territorio, anche i piccoli borghi. Occorre investire in prevenzione. Incredibile che abbiamo dovuto creare un norma contro la sovrapposizione delle ricostruzioni: ridicolo che si ricostruisca ogni volta in modo diverso. Occorre una normativa generale sui diritti soggettivi dei cittadini e sulla ricostruzione”.

A fare un bilancio a quasi dieci anni dal terremoto è stato il sindaco Pierluigi Biondi: “Ci sono beni straordinari che sono stati riconsegnati, frutto di una ricostruzione faticosa, ora si deve puntare a realizzare quella capacità di innovazione che la città sta di saper interpretare. Nel decennale del sisma bisognerà tirare una linea netta, diminuire l'aspetto dell'elaborazione del lutto e pensare alla forza della rinascita. Abbiamo spesso sentito dire, da chi prende le decisioni, per il cratere del 2016 e ancora prima del 2012 in Emilia, che L'Aquila non doveva essere un modello da seguire, invece è un errore strategico. Qui abbiamo 'inventato' delle cose, come il modello parametrico, le modalità di erogazione dei fondi, Re-start, che è stata una volontà precisa dei sindaci del territorio (il 4% dei fondi della ricostruzione destinati alla rinascita sociale ed economica). Noi dobbiamo dare al Paese la certezza che di fronte a una calamità come il terremoto esista una normativa quadro, chiara, da cui ripartire il giorno dopo”.

Alla soprintendente Alessandra Vittorini (Soprintendenza per l'Archeologia, le Belle arti e il paesaggio per la città dell'Aquila e i Comuni del cratere sismico), il compito di illustrare – nel corso del convegno “L'Aquila e l'Appennino: la ricostruzione e le istituzioni” - lo stato dell'arte del recupero dei beni culturali. “Tutto quello che ritroviamo spesso è sconosciuto agli aquilani stessi o poco conosciuto”, ha detto in riferimento a due chiese che nei prossimi mesi torneranno alla luce – Santa Maria della Misericordia e San Silvestro, in centro storico - ognuno di questi cantieri è il simbolo di tutti gli altri per qualità del lavoro, delle opere che riemergono. Su questi lavori resta un problema di tempo: ci viene detto di fare presto, ma l'obbligo è fare bene. La ricostruzione del patrimonio culturale è partito prima della ricostruzione vera e propria. La Soprintendenza segue da vicino la ricostruzione privata che corrisponde a tre quarti del centro storico. La ricostruzione pubblica (chiese, teatro, castello, mura) sta in gran parte in capo all'ufficio del Segretariato, che ha già completato 25 luoghi: il primo è stato il Palazzetto dei Nobili nel 2012, oppure San Pietro a Onna consegnato nel 2015, soltanto per fare qualche esempio. A breve saranno restituiti altri cantieri, come la chiesa delle Anime Sante che si sta completando. La ricostruzione pubblica dei beni culturali cammina bene, ma ha bisogno di una risposta diversa: non immediata alle esigenze della ricostruzione che altri devono dare, e che su questo patrimonio devono lasciarci muovere con cautela”.

A farle eco Marica Mercalli della Soprintendenza archeologica per le Belle arti e il paesaggio dell'Umbria: “I beni culturali sono legati al territorio e al paesaggio, solo dalla messa in sicurezza nasce la ricostruzione. Dalle pietre si fanno belle scoperte”.

Il coordinatore di “Officina L'Aquila”, Roberto Di Vincenzo, ha ribadito che “il punto centrale di questa rassegna è il Comitato promotore, dove nasce la dimensione strategica: idee e progetti che si concretizzano nel presentarsi al mondo esterno. Siamo alla quinta edizione, ogni volta ci adeguiamo ai passi avanti della ricostruzione”.

La sessione finale è stata dedicata a un approfondimento sui temi dell'architettura (restauro, sostenibilità e resilienza), con una panoramica sugli interventi più significativi di restauro realizzati all'Aquila e nei Comuni del cratere sismico.

Il programma della tre giorni di “Officina L'Aquila” è consultabile sul sito: www.officinalaquila.it (al link https://bit.ly/2rQph3I) dove è già possibile iscriversi a “Cantieri aperti”.

FONTE: http://www.metropolitanweb.it/cronaca/item/18907-officina-l-aquila-incontri-internazionali-la-rassegna-internazionale-di-restauro-e-riqualificazione-urbana.html

 

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