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Le due velocità del settore del calcestruzzo

Da un lato i calcestruzzi autoriparanti, intelligenti, antismog ... dall'altro le botti senza alette

Le puntate di Radio24 dedicate al calcestruzzo, che io chiamo del presente, non del futuro, marcano una differenza interna a un settore che viaggia ormai a due velocità.

luigi-coppola.jpgDa un lato l’elenco di prodotti che l’amico Luigi Coppola ha ricordato su Radio 24, come il calcestruzzo "mangia inquinamento”, il calcestruzzo “drenante”, gli "Ultra High Performance Fiber Renforced Concrete”, il calcestruzzo “autoriparante”, il calcestruzzo “trasparente”, il calcestruzzo “galleggiante”, il calcestruzzo “fotoluminescente”,  il calcestruzzo "per la stampa 3D”, … e la presenza di alcuni di questi materiali alle ultime edizioni del Milano Design Week, dei padiglioni Italia negli ultimi due Expo, e dall’altro un settore produttivo dove continuano ad esistere impianti - e purtroppo non in numero limitato - con produzioni medie che si avvicinano ai mille metri cubi mensili, senza controllo tecnico interno, poco manutenuti, con sonde starate e staccate ormai dall’automazione, automazioi spesso "modificabili", inerti non selezionati, certificati FPC scaduti o ottenuti da organismi miopi nelle ispezioni, autobetoniere con botti in cui vi sono residui di pale.

Sono queste le due velocità del settore del calcestruzzo

e il divario diventa sempre più ampio tra un’offerta di calcestruzzi sempre più intelligenti, più sostenibili, più specialistici e un mercato che tende nei cantieri di ogni giorno, non quelli della Milano che cambia, non quelli degli edifici griffati, a mantenere una forte attenzione al prezzo e allo sconto piuttosto che alla qualifica del fornitore, alla valutazione della sua capacità di fornire un calcestruzzo in grado si soddisfare le esigenze di durabilità e prestazionalità che l’opera richiede.

E’ un elastico che si allunga, e che è vincolato da un lato da una mancanza non di regole, ma di reale rispetto delle stesse, non di tecnologie, ma di una mancanza di loro richiesta.

Continuiamo purtroppo ad essere il Paese in cui il calcestruzzo viene spesso dosato in impianto ma poi mescolato all’interno di una autobetoniera che spesso non è neppure di proprietà di chi è formalmente il produttore di quel materiale, ad essere il Paese in cui non è possibile fare un elenco dei produttori di calcestruzzo attivi perchè non è chiaro se l’elenco degli impianti certificati FPC sia aggiornato, ad essere il Paese in cui la scelta di chiudere, anzi di sigillare, il rubinetto dell’acqua dell’autobetoniera rimane volontariamente in capo al fornitore di calestruzzo e non è imposto per legge.

E se si prova a mettere un minimo di filtro a questa situazione si ricade nei rischi delle sanzioni antitrust, perchè in Italia, troppo spesso, il controllo riguarda non chi trascina verso il basso ma chi vorrebbe puntare verso l’alto.

Quale le strade per ridurre questo divario quindi ?

La qualità passa attraverso la crescita culturale

andrea-dari.gifSe da un lato è importante proseguire, da parte della filiera, a sostenere l’innovazione tecnologica e la sua applicazione nelle costruzioni; dall’altro è fondamentale l’aumento di consapevolezza da parte dei professionisti, ovvero di chi progetta e predispone i capitolati.

Non basta solo la scelta dei prodotti, occorre puntare anche alla scelta dei fornitori. E questa scelta passa attraverso i requisiti che un professionista può inserire a capitolato: requisiti che quindi possono riguardare non solo le prestazioni meccaniche e di lavorabilità, come ormai si fa da anni, ma anche di prestazioni speciali, come l’impermeabilità, o l’assorbimento di inquinanti, o l’autoriparabilità, di drenabilità … ma anche di controlli in fase di qualifica iniziale, e non solo di getto … ma anche di valutazione del fornitore, come, ad esempio, una preverifica dell’impianto e delle sue caratteristiche nonché dell’organizzazione del fornitore.

Occorre che l'esperienza virtuosa di Italferr e dell'Alta Velocità diventi a tutti gli effetti la base per la prescrizione del futuro. Chi investe in manutenzione, chi investe in impianti sostenibili, chi investe in controlli, chi investe in organizzazione, chi investe in automazione dei processi non ha paura di un mercato più selettivo, anzi, è per questo mercato che sta puntando su prodotti a maggior tasso di specializzazione e tecnologia. Ma queste aziende, che possono essere di piccola, media o grande dimensione temono, anzi soffrono, esattamente il contrario: non la selezione, ma la mancanza di selezione, la mancanza di una cultura diffusa della qualità

La strada resta pulita non solo se abbiamo un comune che organizza al meglio l’attività della raccolta e della pulizia, ma anche se c’è un sistema di controllo e sanzione nei confronti di chi quella strada la sporca, e soprattutto se c’è una mentalità corretta da parte del cittadino, che non usa il marciapiede come bidone per i suoi mozziconi o le sue cartacce.

Alle stesso modo le nostre opere in cemento armato saranno più affidabili e durevoli non solo se la filiera sarà in grado di studiare prodotti a crescente valore tecnologico, ma anche se la stessa filiera sarà in grado di fornirli diffusamente e correttamente e, soprattutto, se chi ha la responsabilità di prescriverli e controllarli avrà maturato quella attenzione ad essi tale da rendere, di fatto, naturale, una selezione verso l’alto della domanda e dell’offerta.