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Presidenza Confindustria: è l'ora delle scelte coraggiose

Chi sarà il prossimo presidente di Confindustria: occorre una scelta forte, di coraggio

Confindustria: in situazioni di emergenza occorre un cambio di passo

Per rispondere all’emergenza degli anni di piombo a rappresentanza dell’industria italiana fece alcune scelte forti, tra cui quelle di scegliere come propria guida figure di grande prestigio e appeal nazionale. Ricordo tra questi Giovanni Agnelli, Guido Carli, Vittorio Merloni, Luigi Lucchini e Sergio Pininfarina. Figure che non avevano nel loro curriculum incarichi nelle strutture confindustriali ma che avevano quel peso personale così importante da poter incidere nelle scelte politiche, anche quelle più radicali, che quegli anni richiedevano.

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Quando parlava Giovanni Agnelli, quando scriveva Guido Carli ... la rappresentanza degli industriali trovava quella spinta in più per emergere, per fare sentire la sua voce, ed erano anni in cui gli imprenditori venivano minacciati con proiettili e bombe, in cui si rapiva e uccideva Moro, in cui si scopriva lo scandalo gladio ...

Oggi siamo in una emergenza di grande importanza, sanitaria ed economica. 

I provvedimenti presi da Sindaci, Governatori e dal Governo così come le richieste delle opposizioni evidenziano una politica più sensibile alle voci del popolo e ai sondaggi sui social che a una programmazione razionale degli interventi. E’ percepibile da tutti noi la difficoltà da parte di Confindustria di fare sentire il suo peso in queste decisioni. La stessa stampa nazionale e locale dedica pochissima attenzione alle richieste del sistema confindustriale. Una call su facebook spesso viene ascoltata più che un parere razionale dato da esperti. Gli stessi sindacati hanno difficoltà a far valere il loro peso. 

Sulla base di questa situazione vorrei evidenziare qualche mia considerazione personale.

Serve una presidenza di peso politico

Siamo in un momento di elezioni. Nessuno dei candidati ha il nome (sottolineo il nome, non le capacità e l’intelligenza industriale e politica) per poter incidere nelle radicali decisioni che il governo dovrà prendere non solo ora ma anche nei prossimi mesi. Sono persone di grande valore, ma sconosciute al popolo, al mondo della comunicazione. Mi rivolgo quindi ai saggi che stanno decidendo, e a tutto il sistema dell’industria italiana: abbiamo la necessità di individuare un unico candidato, sottolineo UNICO, che possa, proprio per il suo riconosciuto ruolo anche a livello politico e mediatico, avere un peso importante nelle sclete del Paese. Come negli anni di Piombo occorr oggi una figura del mondo industriale che sia a capo di un’azienda di grande nome e peso specifico, nazionale einternazionale, e che abbia un ruolo riconosciuto da tutti, non solo dalla categoria degli imprenditori, all’interno del Paese. Penso a Diana Bracco, Marco Tronchetti Provera, Guido Barilla, Giovanni Ferrero, Alberto Bombassei … o del mondo economico esterno come si fece con Guido Carli nel 1976, e oggi si potrebbe fare con Vittorio Colao.

Serve un cambio di passo sulla comunicazione

Con dei politici così “sensibili" alla comunicazione occorre essere più forti sul piano della “comunicazione”. 

Sul piano della comunicazione esterna è necessario essere più incisivi e sul piano interno occorre creare più sistema.

Nella comunicazione esterna Il SOLE 24 ORE da solo non basta più e va rafforzato, deve essere un organo più influente per le politiche industriali del paese. Per questo è senz'altro necessario far crescere la parte “editoriale” della testata, quella di opinione, coinvolgendo figure che hanno un appeal su politica e popolazione: non solo economisti ma anche urbanisti, sociologi, architetti, esperti di economia circolare e digitalizzazione. Non ipertecnici incomprensibili ma divulgatori riconosciuti. 

Gli approfondimenti tecnici (in particolare di economia e finanza) dovrebbero trovare meno spazio sulla carta e più sul digitale (per esempio lo speciale IVA) in modo da poter essere più utilizzabili dagli utenti. Meno costi, più efficacia.

Radio 24, che a me piace molto (penso ai programmi del mattino, a Melis, a Gervasoni ...), dovrebbe essere ancor più legata alla valorizzazione dei principi e dei temi che rappresenta. Programmi come la Zanzara sicuramente faranno vendere più pubblicità ma bruciano il valore del brand e non danno alcun contributo (ottimo programma di costume, ma per radio di diverso brand). Chi guida la comunicazione di Confindustria rifletta su quali argomenti siano oggi trattati nell'ora di di maggior sharing di Radio 24..

Il Sole 24 Ore dovrebbe svolgere un ruolo più importante anche nella comunicazione interna. 

Per esempio rendendo a disposizione gratuita di tutti gli imprenditori iscritti la testata in formato digitale (anche gli speciali). Ogni articolo dovrebbe prevedere in allegato la versione stampabile, per consentire una lettura anche su carta. Chi non fa parte del sistema si può abbonare. Una diffusione così ampia ovviamente attirerebbe nuovi investimenti pubblicitari, portando a un risparmio sui costi di stampa e diffusione.

E poi occorre lavorare sui SOCIAL sia in termini interni che esterni. Interni per creare una community aperta ai soli imprenditori associati, con aree generali, tematiche, e di categoria, per consentire un confronto quotidiano tra gli iscritti. Ed esterna, che non significa mandare qualche tweet ogni tanto, per avere un maggior peso nella formazione delle opinioni.

Serve un cambio di passo generale

Questa crisi dovrebbe essere lo stimolo anche per una riorganizzazione moderna del sistema Confindustriale.

Penso che il punto di partenza sia la cosiddetta riforma Pesenti, avviata qualche anno fa attorno a tre parole d'ordine: valori, efficienza e partecipazione. Deve essere completata ed essere spunto per un costante rinnovo. Sotto il profilo organizzativo sviluppare ulteriormente il processo di aggregazione delle associazioni territoriali (reale, riducendo sedi e costi, non solo le sigle) e delle associazioni di categoria e di settore, con una più stretta adesione ai codice ATECO ISTAT per eliminare doppioni e sovrapposizioni.

Questa razionalizzazione sarà utile per rafforzare non solo i servizi e ridurre i costi, ma anche per elaborare piani di sviluppo delle politiche industriali in grado di consentire al nostro Paese di migliorare la sua competitività, e far crescere la sua resilienza a situazioni di emergenza come quella attuale. 

In conclusione

La struttura sociale ed economica del paese dopo il COVID-19 non sarà più la stessa.

Ora il paese deve pensare quali sono i settori strategici per la tutela la crescita e lo sviluppo (anche le mascherine). Per cui è necessario un disegno strategico che venga sostenuto dalla semplificazione giuridico fiscale, alla velocità delle iniziative e dall'efficienza.

Per fare questo ci vuole carisma e forte delega di rappresentanza.