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Sensori e modelli predittivi per il monitoraggio dei ponti: le indicazioni delle Linee Guida

Sorveglianza e il monitoraggio di ponti e viadotti, cosa cambia con le nuove Linee Guida del Consiglio Superiore dei LL.PP. ? L'intervista al professore Andrea Del Grosso.

Il professore Andrea Del Grosso ha coordinato la terza parte delle Linee Guida pubblicate dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, la sezione che riguarda la sorveglianza e il monitoraggio di ponti e viadotti. 

Come evidenziato dal docente, nello sviluppo della terza sezione delle Linee Guida si è tenuto conto dei sistemi di sorveglianza già in uso ai quali si affiancano strumenti più innovativi come il monitoraggio strumentale e l’uso di modelli predittivi che consentono una pianificazione degli investimenti per la manutenzione e la conservazione delle condizioni di sicurezza dei ponti.

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La sorveglianza e il monitoraggio di ponti e viadotti nelle Linee Guida

Ingegnere Del Grosso, la terza parte delle Linee Guida prende in esame il sistema di sorveglianza e monitoraggio delle opere, qual è l’approccio generale?

«Nello sviluppo delle Linee Guida abbiamo usato un duplice approccio, più precisamente per la sorveglianza delle opere abbiamo previsto sia attività tradizionali sia strumenti che forniscano una visione più sistemica. Nel primo caso abbiamo incluso, a esempio, ispezioni visive, indagini non distruttive, prove di carico statiche e analisi dinamiche. Rispetto all’impostazione precedente, che si basava sui dettami della famosa circolare ministeriale del ’67, abbiamo modificato la frequenza delle ispezioni per tararla sulla Classe di attenzione dell’opera, quindi una sorta di strategia basata sul rischio e una visione dinamica della sua classificazione. A queste procedure abbiamo aggiunto il trattamento statistico dei dati rilevati e l’utilizzazione di modelli predittivi per capire se i fenomeni di degrado dei ponti e delle strutture in generale rappresentino delle anomalie oppure no. Inoltre abbiamo raccomandato, e in certi casi reso quasi obbligatoria, l'applicazione di strumenti di monitoraggio strumentale (Structural Health Monitoring) e in questo senso abbiamo fatto riferimento a una recente linea guida dell’UNI, la 11634 del 2016, che riguarda la concezione, lo sviluppo e l’impiego di tali sistemi».

 

Qual è il ruolo del monitoraggio strumentale nelle Linee Guida?

«L’obiettivo è di approfondire e migliorare la conoscenza di determinate tipologie di ponti: da quelli più importanti a quelli che presentano situazioni che potrebbero comportare dei rischi maggiori di altri. In questo modo è possibile identificare in tempestivamente eventuali pericoli e soprattutto comprendere come realmente si sviluppino i fenomeni di degrado. Le attività basate sull’uso di una rete di sensori e sui software per l’interpretazione dei dati, unitamente alle procedure di sorveglianza tradizionale che si basano, a esempio, sull’ispezione visiva, condotta anche con tecniche innovative come droni e robot, consentono una migliore conoscenza dell’opera, una corretta diagnosi e una prognosi di cura. Lo scopo è prevedere lo sviluppo di tali fenomeni e poter mettere in atto degli interventi di manutenzione tempestivamente, inoltre l’uso di strumenti di pianificazione che sono basati su modelli predittivi, possono consentire una reale ottimizzazione degli investimenti per la manutenzione e miglioramento delle infrastrutture». 

 

Secondo lei è più corretto parlare di riduzione del rischio o di misure che puntano alla sicurezza? 

«Direi che è più corretto sicurezza, ma sono necessarie alcune precisazioni perché i due termini potrebbero essere sinonimi. Come sappiamo, la sicurezza in senso assoluto non esiste, quindi per ottenere la sicurezza, si deve passare attraverso un’analisi, la formazione di una conoscenza e la messa in campo di strumenti per la riduzione dei rischio.  Guardando all’attualità, andare in giro indossando la mascherina e mettere in pratica il distanziamento sociale significa ridurre i rischi e quindi ottenere una maggiore sicurezza; per le strutture è la stessa cosa, quindi le strategie di mitigazione del rischio sono finalizzate al raggiungimento di una migliore condizione di sicurezza». 

 

Non si rischia di mandare un messaggio distorto?

«Purtroppo uno dei problemi con cui ci scontriamo sempre quando trattiamo questi temi, è che nel nostro Paese non c’è una reale cultura del rischio, perché tutti ragioniamo in termini di sicurezza e la intendiamo in senso assoluto, ma questa non esiste in natura. L’obiettivo è quindi sviluppare strategie per ridurre i rischi entro dei limiti accettabili». 

 

Cosa significa accettabili?

«Il più possibile bassi, utilizzando le migliori tecnologie disponibili, tanto da potere comprendere e contenere gli effetti dell'insieme di tutte quelle situazioni dannose che potrebbero ragionevolmente capitare». 

 


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Vai allo Speciale sulle "Linee Guida per la Classificazione e Gestione del Rischio, la Valutazione della Sicurezza ed il Monitoraggio dei Ponti Esistenti.

Con le interviste a Massimo Sessa. Emanuele Renzi, Walter Lupi, Pietro Baratono, Walter Salvatore, Edoardo Cosenza, Andrea Del Grosso, Mario Nobili, ...


Sul sito del MIT è possibile scaricare i seguenti documenti

Linee guida per la classificazione e gestione del rischio, la valutazione della sicurezza ed il monitoraggio dei ponti esistenti

Appendici e allegati

  • allegato A. scheda di censimento ponti
  • allegato B. scheda descrittiva di ispezione
  • allegato B. scheda fenomeni di frana e idraulici
  • allegato B. scheda di valutazione dei difetti
  • allegato C. schede difettologiche
  • allegato D. scheda di ispezione speciale