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Un cantiere delle eccellenze, un concentrato di tecnologie, un calcestruzzo a durata di vita elevata

Il ponte una volta finito sarà bello perché c’è accuratezza in ogni fase di progettazione

La costruzione del ponte di Genova attraverso l'esperienza di chi ci ha lavorato

We Build ha diffuso un video che racconta l’esperienza dell’ing. Deborah Floris, Technological Manager Italcementi – Calcestruzzi Spa e responsabile Qualità Nord Ovest.

Lavorare in questo cantiere è un’emozione molto forte, perché è un cantiere importante ma soprattutto un concentrato di tecnologie e competenze: è il cantiere dell’eccellenza. Si progetta sapendo che la durata di vita di un’opera deve essere elevata, con la sicurezza al primo posto. Il ponte una volta finito sarà bello perché c’è accuratezza in ogni fase di progettazione”. 

Ascoltando le parole di Deborah si percepisce l’essenza del costruire, del nuovo costruire, lontano dalle polemiche su quale scelta progettuale fare, su quale materiale adottare, ... oggi nelle opere di caratura internazionale è la ricerca della migliore soluzione che fa da driver per la progettazione di ogni singolo particolare, l’individuazione della soluzione che coniuga sicurezza prestazionale e sicurezza in cantiere, robustezza ed estetica, affidabilità e innovazione.

Per questo la maggior parte dei ponti, degli edifici alti, delle opere più importanti sono a struttura mista dove i calcestruzzi impiegati sono frutto, come ci ricorda l’ing. Debora Floris, del lavoro di anni di ricerca. Sono le aziende che sanno percepire questa esigenza, che sanno anticipare le richieste di un mercato che i nuovi strumenti digitali per la progettazione stanno velocemente cambiando, quelle che hanno messo un piede nel futuro delle costruzioni. 

 

   

 

E l'innovazione tecnologia non riguarda solo le prestazioni meccaniche. Perchè. come ricorda l'ingegnere, chi ha lavorato a questo ponte lo ha fatto con la consapevolezza che si tratta di un'opera vicina al mare, in cui occorre garantire la sicurezza a chi esce di casa per andare al lavoro di poter poi rientrare, il cui è importante la durabilità dei materiali così come lo è quella delle procedure di cantiere.

Un ponte in cui il calcestruzzo impiegato è un prodotto sostenibile, non solo per il tipo di materiale ma anche per il processo produttivo adottato, come abbiamo raccontato nell'articolo "Il nuovo ponte di Genova infrastruttura in calcestruzzo sostenibile", e in cui anche la realizzazione della soletta è avvenuta con un nuovo concetto di servizio (Ponte sul Polcevera: il getto della soletta in calcestruzzo).

Anche per quest'ultima parte del Ponte l'impegno quotidiano di Tecnici e operai impegnati senza sosta ha permesso di finire la posa della soletta del nuovo Ponte di Genova, concludendo una fase fondamentale per il completamento dell’opera previsto all’inizio dell’estate. 

 

   

 

 

Per il ponte una progettazione integrata e sistemica

Innovazione, ricerca, che traspare anche dall’intervista che con INGENIO abbiamo realizzato all’Ing. Nardinocchi e al tema di progettazione del ponte “La progettazione del Ponte di Genova: i segreti di un'opera realizzata in così poco tempo” 

Soltanto una progettazione integrata e sistemica, che ha coniugato gli aspetti specialistici ad una visione di insieme, con l’obbiettivo di evitare insostenibili perdite di tempo nella risoluzione di problematiche di interfaccia tecnica tra i vari aspetti progettuali, ha permesso di sviluppare il progetto esecutivo nei tempi richiesti, ovvero in circa tre mesi. Credo infatti che, insieme alle competenze specialistiche di eccellenza, l’aver assicurato un coordinamento e una conseguente integrazione tra le tematiche progettuali, perseguito anche in termini organizzativi tramite la costituzione di un team specifico con la presenza di tutte le componenti necessarie, sia stato il fattore fondamentale che ha consentito il rispetto dei tempi.

Un ponte in cui si è applicato il BIM

L’ing. Nardinocchi ci ha raccontato che in questa opera si sia lavorato anche adottando il BIM: “Il BIM è stato uno degli elementi che ha completato la fase di progettazione; le tempistiche ristrette per lo sviluppo del progetto, hanno determinato la necessità di affrontare il compito assegnato con modalità singolari rispetto all’ordinario in modo da assicurare rapidità di azione e decisione.

Una digitalizzazione che supporta quindi l’attività di cantiere e la rende più efficiente, più efficace, più economica “tutti gli elementi geometrici che costituiscono il Ponte traguardano una più ampia gestione del dato intesa sia come rappresentazione di parametri grafici che, non da meno, di contenuto informativo complesso.”

 

   

 

Ponte di Genova, finalmente diventa una realtà

"Finalmente diventa una realtà una cosa che abbiamo tutti a lungo immaginato, ma che sembrava sempre lontana e invece è arrivata" ecco quanto ha affermato quando la prima automobile ha attraversato il nuovo Ponte di Genova Pietro Salini, amministratore delegato di Webuild. E ha concluso: "Grazie a tutti quelli che ci hanno messo le loro mani"

 

Un lavoro in TEAM

Chi ha lavorato al ponte ha collaborato, come dice l’ingegnere Floris “Si perde di vista che sia un cantiere di lavoro, diventa quasi una grande famiglia, e l’emozione è quella di poter dire, ho fatto un pezzettino di quella ricostruzione."

Vorrei ringraziare Deborah Floris, la sua passione è contagiosa.

 


I numeri del ponte di Genova

Rispetto al Morandi (lungo 1182 m), il nuovo ponte risulta leggermente più corto (1067 m), il suo tracciato si discosta dal quello originale in quanto spostato di circa 20 m più a Sud. Una scelta dettata sia dall'esigenza di ridurre i tempi di costruzione sia di ridurre al minimo le interferenze con gli edifici sottostanti. Due tracciati quindi non proprio sovrapponibili che, partendo dal lato ovest, quello che presenta la maggiore diversità, si riallineano andando verso est dove il tracciato deve sovrapporsi per allacciarsi alla vecchia A7. 

Secondo il progetto dell'architetto Renzo Piano il nuovo ponte di Genova presenta 18 pile, 7 in più rispetto al Morandi. Nel nuovo Ponte le 19 luci risultano più regolari: quattordici da 50 m, tre da 100 m, e all'estremità est una campata da 40,9 m,e una da 26,27 m.

La parte in acciaio dell’impalcato è costituita da tre conci trasversali, così da rendere semplice e veloce la costruzione e il montaggio di più campate in sequenza. La struttura interna, composta da diaframmi in acciaio, permette l’ottimizzazione delle prestazioni dei materiali stessi in relazione alla velocità di realizzazione e assemblaggio delle parti.

La forma dell’impalcato richiama la carena di una nave, e la riduzione graduale della sezione verso le estremità del ponte è studiata per attenuare l’impatto visivo. L’utilizzo di un colore chiaro per la verniciatura degli elementi in acciaio renderà il ponte luminoso, armonizzando la sua presenza nel paesaggio.

Sul fronte antisismico, l’impalcato del ponte è isolato rispetto alle pile di sostegno grazie ad apparecchi di appoggio.

Si allarga la carreggiata nel nuovo ponte. Dai 18 metri del precedente ponte si è passati ai 30,8 m. L'impalcato prevede due corsie da 3,75 m per senso di marcia, affiancate da due corsie di servizio (prima assenti) di 3,50 m. Al centro un ampio spartitraffico largo 2,60 m.

Il piano stradale analogamente a prima si troverà a 45 m di altezza dal suolo. 

Per saperne di più: "Da Morandi a Piano: ecco il ponte che unisce Genova"

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