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Controlli sul Calcestruzzo: puntare sulla tracciabilità digitale dei prelievi

Il parere di Sergio Vivaldi sulla questione del calcestruzzo depotenziato

Il calcestruzzo è un materiale ampiamente utilizzato, si dice il più utilizzato al mondo dopo l'acqua, ma la conoscenza di alcuni suoi aspetti basilari e incredibilmente ancora spesso di livello basso, e di frequente i media generalisti lo "trattano davvero male" incolpandolo di problemi che in genere sono causati da "un altro soggetto". Ho ritenuto utile fare questa breve intervista a un amico, Sergio Vivaldi, tecnico di grande esperienza di Colabeton, che cortesemente mi ha risposto. Ecco cosa è emerso. 


Calcestruzzo depotenziato ?

Caro Sergio,

quando oggi un’opera esistente presenta dei problemi strutturali connessi alla qualità del calcestruzzo con cui è stato costruito si usa spesso il termine “calcestruzzo depotenziato”. E’ una frase che ha senso tecnico ? Perchè ho la sensazione che spesso le ragioni stiano a monte, in una prescrizione fin dall’inizio sbagliata dei materiali.

vivaldi-sergio-colabeton-300.jpgSergio Vivaldi (SV): 

Si è così infatti, il termine depotenziato è ormai usato per sintetizzare una serie di errori che iniziano nella fase di progettazione di un’opera.

La scelta di un calcestruzzo non in linea con la durabilità, idonea a quella particolare condizione ambientale, accorcia ovviamente la vita del calcestruzzo stesso ma questo, ovviamente, non vuol dire assolutamente che colui che lo ha prodotto abbia, in maniera deliberata, diminuito la potenza del calcestruzzo (depotenziare v. tr. [der. di potenza, col pref. de-, sul modello di potenziare] (io depotènzio, ecc.), non com. – Ridurre la potenza, la forza di qualcuno o di qualche cosa, o provocarne la riduzione; indebolire.

Aggiungo, inoltre, che il Direttore dei Lavori ha l’obbligo di verificare e di accettare il calcestruzzo in cantiere attraverso una serie di controlli che, appunto, si chiamano “controlli di accettazione” attraverso i quali può verificare la corrispondenza con quanto pattuito contrattualmente.

Dobbiamo ricordare, è la cosa non è affatto banale, che i controlli del calcestruzzo fresco in cantiere vanno eseguiti nel pieno rispetto della normativa tecnica di riferimento altrimenti il rischio di innescare contenziosi per forniture non conformi, molto spesso, si traducono in prelievi non conformi che sono due cose totalmente diverse. Ci sono ancora tantissime cubiere in polistirolo in giro nei cantieri e, inoltre,  le condizioni previste in merito al recupero dei prelievi eseguiti (entro le 16/72 ore) e le condizioni di maturazione molto spesso vengono disattese. Anche in questo ambito c’è molta confusione da parte di chi dovrebbe presidiare a queste operazioni.

Eseguire un prelievo di calcestruzzo è tutto sommato semplice ma non tutti i soggetti incaricati ad eseguire questa operazione sanno che il risultato atteso può essere vanificato se non vengono rispettate le norme.

La digitalizzazione e, quindi, la tracciabilità dei prelievi eseguiti, nel rispetto della normativa vigente, è ormai una cosa alla quale il settore deve puntare. Il calcestruzzo va controllato in cantiere e chi fa calcestruzzo in maniera professionale non teme i controlli ma deve essere tutelato anche il soggetto controllato in merito al fatto che il prelievo venga fatto in maniera altrettanto professionale. Questo ovviamente non riguarda le strutture come i laboratori ufficiali che operano nel rispetto delle norme ma, piuttosto, quella moltitudine di soggetti che si improvvisano tecnici di cantiere senza averne i requisiti.

Chiunque può campionare il calcestruzzo? Anche su questo aspetto, forse, converrebbe delinearne i requisiti minimi.

 

Aggiunta d'acqua al calcestruzzo: di chi è la colpa ? 

Sicuramente l’aggiunta di acqua in autobetoniera è uno dei “tumori” del settore. Ma dopo tutti questi anni in cui si è parlato dell’importanza del rapporto acqua cemento ha ancora senso parlare di “incoscienza” e mancata conoscenza del problema o piuttosto è più corretto parlare di noncuranza dovuta all’assenza di controlli ?

(SV):  Parlerei sia di incoscienza che di noncuranza.

Sembrerà strano ma, ancora oggi, la più comune prove per verificare la consistenza (Slump Test) non viene effettuata molto spesso dai soggetti preposti al controllo del calcestruzzo in cantiere. La stima della lavorabilità viene, quindi, stimata in maniera arbitraria. Tutto ciò può comportare l’alterazione del rapporto a/c di progetto al fine di rendere il calcestruzzo più lavorabile a secondo dell’opera da realizzare. C’è da dire, comunque, che la nostra società propone solo calcestruzzi a partire dalla consistenza S4 e per calcestruzzi con classe di consistenza inferiore ci sinceriamo che realmente l’opera e/o il manufatto da realizzare richieda effettivamente un calcestruzzo a ridotta consistenza.

 

Se si aggiunge acqua è perchè si vogliono calcestruzzi più lavorabili. Ma se si fornissero calcestruzzo minimo in classe S4 il problema permarrebbe ? E come può essere che nel 2020, a oltre 50 anni dalla nascita del settore del calcestruzzo preconfezionato, ancora si producano e consegnino calcestruzzi in S2 e S3 ?

(SV):  Non è sbagliato che si continui a produrre calcestruzzo con consistenze S2 o S3, sappiamo benissimo che ci sono opere che necessitano di calcestruzzi a ridotta lavorabilità. L’errore è quello di richiedere un calcestruzzo S2 o S3 ma destinarlo ad un’opera che rende impossibile la sua messa in opera e, quindi, alterarlo con aggiunte di acqua da parte degli utilizzatori. Anche in questo caso il controllo in cantiere diventa determinante.

Produzione del Calcestruzzo e mescolatore 

La crisi ha ridotto l’uso dei cosiddetti trasportatori aziendali, facendo ulteriormente esplodere la scelta dei padroncini. In un sistema quindi in cui il trasporto è affidato a terzi, non si dovrebbe arrivare a una maggiore garanzia della qualità del calcestruzzo obbligando l’uso del mescolatore in impianto ? Quali vantaggi si otterrebbero ? In Europa cosa succede ?

(SV):  E’ noto a tutti che l’impiego del premiscelatore consente la produzione di un calcestruzzo sicuramente più omogeno.

 

Senza la presenza di un mescolatore è possibile garantire - solo attraverso le sonde dell’umidità e l’automazione - il rapporto acqua/cemento finale di un calcestruzzo ?

(SV):  Si. La nostra società ha investito molto in questi anni fino a diventare proprietaria del sistema di automazione. Questo ci ha permesso, quindi, di modellare il sistema alle nostre esigenze e siamo in grado di produrre calcestruzzi rispondenti a quanto elaborato dai nostri tecnici che, a loro volta, sono dotati di un software perfettamente integrato con l’automazione.

 

Spesso si è parlato dell’importanza all’uso del mescolatore in generale, senza entrare nel merito della tipologia di mescolatore adatto per una produzione di calcestruzzo preconfezionato. Un mescolatore quindi vale l’altro ?

(SV):  No, ogni premiscelatore ha le proprie caratteristiche ma purtroppo non c’è una normativa che aiuta in tal senso.

 

Certificazione FPC del calcestruzzo

L’obbligo della certificazione FPC è stata ottenuta da tutti gli impianti esistenti senza però portare a un aumento né di prove sul calcestruzzo né di assunzione di tecnici di centrale. Come valuti questa situazione ? Abbiamo ottenuto una certificazione di carta ?

(SV):  Sicuramente la certificazione FPC è servita per migliorare il settore ma, forse, sarebbe necessario rivederne alcuni aspetti.

 

Prescrizione del calcestruzzo

Una ultima domanda. L’evoluzione tecnologica nel calcestruzzo oggi ha portato alla possibilità di formulare calcestruzzi con caratteristiche e prestazioni un tempo non immaginabili. Ha ancora senso che le norme attuali prevedano la prescrizione di parametri quali il dosaggio minimo di cemento, il rapporto acqua/cemento, … Non si dovrebbe puntare a una nuova evoluzione delle norme in cui ci si concentri di più sull’obbligo di prescrizioni progettuali più moderne, oltre alla Rck e consistenza, quali ad esempio il ritiro, la resistenza alla penetrazione all’acqua, la tenacità e il modulo elastico ...

(SV):  Devo dire che sempre più spesso riceviamo richieste di prestazioni aggiuntive oltre a quelle base definite nella EN 206.

  



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