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AIS: 6 proposte per realizzare infrastrutture realmente sostenibili

Orsenigo: appare quanto mai opportuno evidenziare quanto sia importante come e in che misura sapremo realizzare quelle infrastrutture che sono un elemento strategico del PNRR.”

LA SOSTENIBILITÀ DELLE INFRASTRUTTURE FATTORE DETERMINANTE DELLA NEXT GENERATION EU

Come rispondere adeguatamente alle richieste della Commissione Europea 

“Nel momento in cui si sta definendo la versione finale del Piano Nazionale di Ripresa e Resislienza (PNRR) con il quale si delineeranno i progetti da realizzare mettendo a frutto le rilevanti risorse messe a disposizione dall’Unione europea, appare quanto mai opportuno evidenziare quanto sia importante come e in che misura sapremo realizzare quelle infrastrutture che sono un elemento strategico del PNRR.” 

Con queste parole il presidente di AIS, l’associazione italiana per la sostenibilità delle infrastrutture, Lorenzo Orsenigo annuncia la pubblicazione del Position Paper “LA SOSTENIBILITÀ DELLE INFRASTRUTTURE FATTORE DETERMINANTE DELLA NEXT GENERATION EU” inviato al Presidente del Consiglio Mario Draghi e al ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini. Documento che verrà nei prossimi giorni fatto pervenire anche agli altri ministri e ai parlamentari di Camera e Senato chiamati ad occuparsi del PNRR.

Come Associazione Infrastrutture Sostenibili” riteniamo essenziale richiamare l’attenzione del Governo, del Parlamento e degli stakeholder sull’importanza di prestare la massima attenzione agli strumenti oggi disponibili per passare da una fase, seppure importante, di consapevolezza della necessità di pianificare, progettare, realizzare e gestire infrastrutture nel segno della sostenibilità a una concreta attuazione. E perché ciò avvenga è essenziale dotarsi di strumenti di misurazione e di tecnologie in grado di garantire tempi e costi egualmente sostenibili. Così come può fare la differenza il ricorso a una contrattualistica innovativa e un’attenzione particolare ai prodotti green attraverso sistemi di valutazione oggettiva sul loro impatto lungo il proprio ciclo di vita, dell’intero processo costruttivo e rispetto alla durabilità dell’opera.”

A questi fini AIS avanza 6 proposte per realizzare infrastrutture realmente sostenibili

  1. Adottare un protocollo per misurare la sostenibilità delle infrastrutture
  2. Implementare la digitalizzazione nella realizzazione e gestione delle infrastrutture
  3. Aumentare i livelli di efficienza della PA puntando su digitalizzazione e managerialità
  4. Puntare sul contratto di innovazione per quanto riguarda gli appalti pubblici
  5. Incentivare l’utilizzo di prodotti con caratteristiche di sostenibilità
  6. Dare concretezza all’economia circolare puntando sul riciclo degli aggregati e sul recupero delle terre da scavo.

L’auspicio è che si apra un confronto per giungere a individuare nell’ambito del percorso che verrà approvato relativamente al PNRR gli strumenti oggi disponibili in grado di misurare la sostenibilità delle infrastrutture attingendo alle opportunità presenti sul mercato e all’interno della stessa legislazione nazionale ed europea superando incrostazioni burocratiche e resistenze culturali.

 

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LE PROPOSTE di AIS

Vengono qui riprese alcune considerazioni e analisi precedenti per avanzare alcune proposte al fine di saper cogliere al meglio le opportunità offerte dalla Next Generation e che puntano a realizzare infrastrutture sempre più sostenibili.

 

ADOTTARE UN PROTOCOLLO PER MISURARE LA SOSTENIBILITÀ DELLE INFRASTRUTTURE

La scelta di prendere come riferimento un protocollo di sostenibilità per la progettazione, realizzazione e gestione di una infrastruttura nel tempo risponde alla concreta esigenza di assicurare prestazioni sostenibili resilienti aiutando committenti, pianificatori, ingegneri, comunità, appaltatori e tutti i soggetti coinvolti a implementare investimenti infrastrutturali a lungo termine che siano più convenienti ed efficienti nell’utilizzare le risorse disponibili.

Utilizzare dei sistemi di rating per misurare la sostenibilità consente di impedire l’affermarsi del fenomeno del greenwashing e di poter valutare concretamente le performance e di raggiungere gli obiettivi. Grazie all’adozione di un protocollo di sostenibilità si disporrà di metriche per tutti i tipi e dimensioni dell’infrastruttura consentendo agli utilizzatori di valutare e misurare il livello in cui il loro progetto contribuisce alle condizioni di sostenibilità sulla base di un’ampia gamma di indicatori sociali, economici e ambientali. Indicatori che riguardano e pongono in relazione tra loro obiettivi diversi quali il benessere, la mobilità, lo sviluppo economico e sociale, favorendo la collaborazione, aiutando a pianificare in una logica di resilienza e a scegliere i materiali e i prodotti migliori per abbattere il consumo e i costi relativi all’energia, all’acqua, ai rifiuti, abbattendo le emissioni di CO2.

Questo insieme di indicatori costituiscono il fondamento della sostenibilità nelle infrastrutture. Ad oggi l’unico schema che si occupa della sostenibilità delle infrastrutture e che ha avuto una significativa applicazione in casi concreti nel nostro Paese è il Protocollo Envision, ideato e sviluppato dall’università di Harward.

Altri schemi sono in via di sviluppo ma, al momento, non sono ancora disponibili sul mercato italiano e non hanno ancora avviato una fase di applicazione che possa garantirne l’efficacia.

 

IMPLEMENTARE LA DIGITALIZZAZIONE NELLA REALIZZAZIONE E GESTIONE DELLE INFRASTRUTTURE

Accelerare il ricorso all’ampia gamma di innovazioni digitali è oggi indispensabile se si vuole realmente fare un salto nell’efficienza del nostro sistema economico e nella capacità dell’intera filiera coinvolta nell’infrastrutturazione del Paese di perseguire e raggiungere gli obiettivi di sostenibilità. Digitalizzazione e sostenibilità sono due paradigmi che si rafforzano reciprocamente rispetto a diversi ambiti del processo, dalla pianificazione alla progettazione fino alla gestione e operatività del cantiere e in misura quanto mai rilevante rispetto alla gestione, monitoraggio e manutenzione dell’opera.

La gestione di un’infrastruttura costituisce, infatti, in termini di tempo e investimento, la parte preponderante del ciclo vitale dell’opera. Da un lato rappresenta il punto di arrivo di quanto sviluppato nelle fasi precedenti, dall’altro rappresenta un importante punto di partenza per una serie di attività legate al funzionamento dell’opera stessa. Per questo motivo non solo risulta fondamentale disporre di database adeguati a ospitare lo storico e successivi contributi informativi associati all’asset, ma anche dotarsi di processi e tecnologie come la Business Intelligence (BI), facendo ricorso agli algoritmi di Artificial Intelligence (AI), la sensoristica e l’Internet of Things (IoT), integrati con il Digital Twins, attraverso il quale è possibile rendere l’ambiente costruito un elemento vivo e “parlante”, supportando una raffinata attività di monitoraggio e previsione.Così come il ricorso alla Blockchain consente di certificare l’intero flusso informativo lungo tutto il ciclo vita di un’opera.

 

AUMENTARE I LIVELLI DI EFFICIENZA DELLA PA: ORGANIZZAZIONE, DIGITALIZZAZIONE E MANAGERIALITÀ

Per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Europa nel programma Next Generation EU relativamente alle infrastrutture nella logica del Green Deal è essenziale una consistente riqualificazione e un profondo ammodernamento della Pubblica Amministrazione che ne elevi l’efficienza. Perché ciò avvenga sono necessarie alcune decisioni strutturali e puntare su poche urgenti nuove disposizioni volte a:

  • pianificare un processo di aggregazione delle stazioni appaltanti semplice e strettamente collegato al territorio creando centri di committenza dove sviluppare strutture organizzative e gestionali con un ampio ricorso alla digitalizzazione, come previsto dal Decreto 560/2017, a cui collegare una norma che preveda l’obbligatorietà di tecnologie digitali nella gestione delle procedure di gara;
  • dare più valore ai RUP attraverso un mix di ruolo, responsabilizzazione, riconoscimento economico, autonomia decisionale, favorendo una mentalità manageriale e puntando su competenze digitali e favorendo una particolare attenzione e formazione rispetto agli obiettivi di sostenibilità;
  • procedere con la massima urgenza a un ampio ricambio generazionale secondo logiche orizzontali e non verticistiche attraverso l’emissione di un bando pubblico per l’assunzione di migliaia di giovani tecnici professionisti (ingegneri architetti, geometri, geologi) con competenze digitali, implementando e aumentando le competenze tecniche e professionali nelle strutture centrali e periferiche delle amministrazioni.

 

PUNTARE SUL CONTRATTO DI INNOVAZIONE

É venuto il tempo ed è assolutamente imprescindibile che anche sul fronte dei contratti per i lavori pubblici e quindi per le infrastrutture si scelga di utilizzare modalità e fattispecie in grado di valorizzare le proposte degli operatori economici al fine di caratterizzare la progettazione e la costruzione di opere ad elevata sostenibilità. Si tratta di far sì che anche il nostro sistema degli appalti pubblici non solo preveda (cosa già presente nel Codice) ma favorisca e promuova soluzioni diverse come nel caso del “contratto di innovazione”. L’aspetto qualificante e che apre a una maggiore attenzione alla sostenibilità e a tutto ciò che può dare nuovo valore e nuove prospettive a un’opera complessa come un’infrastruttura è che il contratto di innovazione viene sottoscritto se il progetto risponde ma in modo sostanziale, e quindi non formalmente, a leggi e regolamenti vigenti.

Ciò in quanto la sua finalità è appunto quella di favorire l’innovazione di processo e di prodotto, come ad esempio, l’utilizzo di materiali da costruzione innovativi, di tecnologie particolari, di tipologie edilizie o “prodotti urbani” innovativi. Il ricorso a questo istituto suggerito dalle Direttive europee è stato fino ad oggi messo da parte e mai utilizzato a differenza di altri Paesi come la Francia dove oggi è nella disponibilità di tutti i poteri locali che ne fanno ricorso per vincere la sfida dell’innovazione, avendo superato le tradizionali paure delle amministrazioni e dei funzionari pubblici.

 

INCENTIVARE PRODOTTI CON CARATTERISTICHE DI SOSTENIBILITÀ

Per avere una valutazione corretta ed oggettiva se un prodotto sia più green di un altro è necessario sviluppare un’analisi del ciclo di vita, un Life Cycle Assessment (LCA). Questa metodologia offre la possibilità di analizzare tutto il processo di produzione, utilizzo e dismissione del prodotto e molto spesso offre dei riscontri che consentono di ottimizzare anche il costo di realizzazione del prodotto stesso. Lo studio LCA è alla base della Dichiarazione Ambientale di Prodotto, nota come EPD, una carta d’identità del prodotto sugli impatti ambientali legati a tutto il suo ciclo di vita, verificata e garantita da una valutazione di terza parte indipendente.

L’EPD oggi permette di rispettare i requisiti di legge come i CAM. I sistemi di rating di sostenibilità applicati a edifici e infrastrutture valorizzano e premiano i materiali dotati di EPD.

Tutto ciò richiama l’esigenza di arrivare rapidamente a un vero e proprio piano dedicato alla transizione green per le costruzioni. La proposta è di arrivare a definire un programma Costruzioni 4.0 sul modello dell’Industria 4.0 basata su sostegni finanziari e incentivi volti a incoraggiare le aziende a misurare e a comunicare l’impatto socio-ambientale dei propri prodotti; a favorire la transizione verso modelli produttivi più innovativi ed orientati all’economia circolare e alla gestione sostenibile di tutte le risorse.

 

DARE CONCRETEZZA ALL’ECONOMIA CIRCOLARE: RICICLO DEGLI AGGREGATI E RECUPERO DELLE TERRE DA SCAVO

Nella realizzazione di infrastrutture si generano ingenti volumi di terre e rocce da scavo che costituiscono per il committente un elemento critico, non solo per l’aspetto economico, ma anche per quello gestionale. Viceversa gran parte delle terre e rocce da scavo possono essere riutilizzate nei processi industriali, ad esempio per la produzione di aggregati per calcestruzzo e di laterizi, così come possono essere impiegate per il riempimento di cave dismesse per il ripristino paesaggistico del territorio. I rifiuti derivanti dall’attività di costruzione e demolizione prodotti in Italia nel 2018 sono pari a 59,8 Mt e rappresentano il 45% dei rifiuti speciali non pericolosi complessivamente prodotti (133 Mt). Scegliere di incentivare e favorire un percorso di recupero e riciclo può contribuire ad accelerare la nostra transizione verso un’economia realmente circolare. Come?

Attraverso un progetto che coinvolga le associazioni dei produttori maggiormente interessate (p. es. aggregati per calcestruzzo e laterizi), insieme alle maggiori stazioni appaltanti che producono notevoli quantità di materiale scavato (RFI, ANAS, Autostrade, ...), per definire quali siano i requisiti delle terre e rocce da scavo provenienti dai cantieri da utilizzarsi nell’industria come materia prima; mettere a punto una procedura ad hoc, concordata tra le parti, che, attraverso opportuni monitoraggi e prove di laboratorio, garantisca entrambe le parti che il materiale è conforme ai requisiti specificati; definire un percorso verso una certificazione accreditata che garantisca le caratteristiche del materiale e le prestazioni relative al suo utilizzo.

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