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Miglioramento sismico di edifici multipiano: come intervenire in maniera integrata e sostenibile

Con l’introduzione del Superbonus, si presenta una grandissima opportunità per la riqualificazione del patrimonio edilizio italiano al fine di renderlo più sicuro e sostenibile.
In questo articolo si presentano alcune soluzioni disponibili per realizzare interventi di recupero integrati e sostenibili applicabili alle strutture multipiano tipiche delle periferie, che abbinino miglioramento strutturale, energetico e del comfort in generale, e siano ispirati al Life Cycle Thinking, si definiscono i metodi per la progettazione e se ne discutono i limiti di applicabilità.

La necessità di recupero degli edifici esistenti

Dati sul numero degli edifici esistenti in Italia

In Italia, circa l’85% degli edifici residenziali esistenti è stato costruito prima degli anni ‘90 e circa il 30% (quasi 4 milioni di edifici) è stato costruito tra il 1945 e il 1970, in pieno boom economico, con la priorità di fornire in tempi rapidi e a costi contenuti un’abitazione ad una popolazione in crescita e in fase di ripresa (dati ISTAT, censimento 2011). Questi edifici, ormai giunti al termine della loro vita utile nominale, convenzionalmente considerata pari a 50 anni, furono progettati in assenza di normativa antisismica, con scarsa attenzione agli aspetti energetici, termici ed acustici e con soluzioni da un punto di vista architettonico e formale che spesso introducono evidenti elementi di vulnerabilità sismica, come la presenza di piani pilotis, finestre a nastro e forme irregolari in pianta ed in elevazione, tipiche delle costruzioni in calcestruzzo armato. Il patrimonio edilizio italiano è dunque oggi un patrimonio obsoleto, caratterizzato da evidenti carenze da un punto di vista strutturale, energetico e di comfort abitativo.

 Edifici residenziali per epoca di costruzione

Figura 1- Edifici residenziali per epoca di costruzione (fonte: Dati Istat 2011)

  

Il Superbonus: un’occasione da sfruttare in modo intelligente

Nonostante l’evidente obsolescenza del patrimonio edilizio residenziale italiano, poco è stato fatto nel corso degli anni al fine di provvedere ad un miglioramento delle prestazioni degli edifici esistenti, soprattutto da un punto di vista strutturale, spesso contemplato solo in situazioni di emergenza. Questo nonostante la presenza di agevolazioni fiscali da parte dello stato.

Dati Enea riferiti all’anno 2018 mostrano ad esempio come a fronte di 330mila richieste di Ecobonus per interventi di efficientamento energetico, solo 8 erano abbinate a richieste di Sismabonus. Nonostante le gravi perdite causate anche in tempi recenti dai terremoti in Italia, ad oggi gli interventi di prevenzione nei confronti delle azioni sismiche sono ancora legati a sporadiche e virtuose iniziative private.

Con il Decreto Legge del 19/5/2020 n.34, meglio conosciuto come Decreto Rilancio, è stato introdotto in Italia il Superbonus, un’agevolazione che consente di detrarre con un’aliquota pari al 110% le spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 30 giugno 2022 ‘per specifici interventi in ambito di efficienza energetica, di interventi antisismici, di installazione di impianti fotovoltaici o delle infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici’. Questo nuovo Decreto, che permette anche la cessione del credito, fornisce dunque l’opportunità di intervenire sugli edifici in cui viviamo per renderli più sicuri, meno inquinanti e più confortevoli, senza doversi preoccupare di una delle maggiori barriere alla riqualificazione: quella economica.

Come sfruttare dunque al meglio questa opportunità che è stata concessa dal Governo italiano? Intervenendo finalmente sul patrimonio edilizio italiano, ed intervenendo in modo intelligente. 

Negli ultimi anni, il mondo della ricerca italiano, ed in particolare il consorzio interuniversitario Reluis in collaborazione con il Dipartimento di Protezione Civile, sta lavorando per definire delle linee guida per il recupero degli edifici esistenti che rispettino i principi di intervento integrato, sostenibile e di rapida applicazione (WP 5 del Progetto Esecutivo Accordo DPC/ReLUIS 2019-2021).

 

Occasione di poter intervenire in modo integrato

Intervenire in modo integrato significa adottare tecniche di recupero in grado di migliorare al contempo tutte le principali carenze di un edificio: energetiche, strutturali, architettoniche e di comfort abitativo. Il metodo di operare adottato fino ad ora ha invece sempre applicato un approccio non coordinato, in cui i problemi venivano risolti singolarmente.

Per quanto riguarda le problematiche di carattere strutturale o di manutenzione straordinaria, spesso esse vengono risolte non in ottica preventiva ma solo in caso di grave necessità. Per quanto riguarda i temi energetici invece, il diffondersi della cultura della sostenibilità e del risparmio energetico, associata all’elargizione di agevolazioni fiscali da parte dello Stato, ha portato alla realizzazione di numerosi interventi di efficientamento, anche su edifici con importanti ed evidenti carenze strutturali e vulnerabilità sismiche, arrivando al paradosso di edifici in classe energetica A+ crollati a causa del terremoto. Questo modo di intervenire non può, e non deve, essere considerato sostenibile.

 

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Figura 2- Edifici eco-efficienti ma non sicuri nei confronti del sisma: sostenibili? (© Passoni e Marini 2014)

 

A seguito di queste osservazioni, avvenute principalmente in occasione degli ultimi terremoti che hanno colpito il nostro territorio, si è iniziato studiare modalità di intervento cosiddette olistiche o integrate e a sviluppare tecniche combinate di miglioramento energetico, strutturale ed architettonico (Marini et al. 2017, Passoni 2016, Feroldi 2015, Angi 2016, Calvi 2016, Lamperti Tornaghi et al. 2018, Manfredi e Masi 2018, Menna et al. 2021, Di Vecea e Pampanin 2019). 

I vantaggi di un intervento integrato sono notevoli da un punto di vista sociale, ambientale, e soprattutto economico. Anche in assenza di ingenti agevolazioni fiscali da parte dello Stato, abbinare interventi di recupero antisismico con interventi energetici permette, da un lato, di coprire i costi della ristrutturazione grazie ai risparmi in bolletta, dall’altro, di prolungare la vita utile dell’edificio e, grazie alla riduzione del rischio di crolli e danneggiamenti parziali o globali dell’edificio, anche di garantire la protezione dell’investimento. Inoltre, applicare contemporaneamente gli interventi di recupero ed eventualmente di manutenzione, consente di abbattere i costi e gli impatti ambientali associati sia alla gestione del cantiere (ponteggi, manodopera, energia, pratiche burocratiche, ecc.), sia alla finitura dell’intervento (intonaco e tinteggiatura, sistemazione di pavimenti, soglie, ecc.), che computano complessivamente tra il 20 e il 30% del costo totale di costruzione (Labò et al. 2020b).


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Occasione di poter adottare soluzioni sostenibili

La possibilità di intervenire in modo esteso sul patrimonio edilizio esistente fornisce l’occasione di poter adottare soluzioni che siano realmente sostenibili da un punto di vista ambientale. La recente emanazione dello European Green Deal e l’obiettivo europeo di raggiungere entro il 2050 la carbon neutrality, cioè avere zero emissioni, mostrano l’impegno da parte del nostro continente nell’incentivare investimenti che siano il più possibile mirati alla riduzione degli impatti dell’attività umana sul pianeta. La recente nascita del Ministero della Transizione Ecologica è indice di come anche l’Italia si sia allineata alle linee guida europee, promuovendo non solo uno sviluppo sostenibile, ma un vero e proprio cambiamento culturale.

In questo scenario, diventa evidente la necessità di rendere più sostenibile anche, e soprattutto, il settore delle costruzioni, che è uno dei settori più impattanti a livello europeo, responsabile del 36% delle emissioni di CO2, del consumo del 50% delle materie prime, del 35% dell’energia e della produzione del 35% dei rifiuti (dati Eurostat). Nuove soluzioni più sostenibili devono quindi essere concepite e applicate con il fine di ridurre gli impatti lungo tutto il ciclo di vita degli edifici, dalla fase di costruzione/riqualificazione, alla fase d’uso, considerando sia gli impatti energetici sia quelli causati da eventuali terremoti, fino alla sua dismissione, adottando quindi un approccio Life Cycle Thinking.

Principi per la progettazione sostenibile degli interventi ispirati ad un approccio Life Cycle Thinking

Figura 3- Principi per la progettazione sostenibile degli interventi ispirati ad un approccio Life Cycle Thinking (©Marini e Passoni, adattato da: Marini et al., 2017) 

Intervenire in ottica Life Cycle Thinking

Quando un intervento di recupero dell’esistente è concepito in ottica Life Cycle Thinking, le soluzioni possono essere selezionate tra quelle esistenti ed eventualmente rivisitate in modo da rispettare i principi di sostenibilità.

Pensando alle fasi del ciclo di vita, alcuni principi di sostenibilità sono: l’utilizzo di materiale eco-sostenibile, riciclato e riciclabile a fine vita e prodotto da impianti vicini al cantiere, in modo da abbattere tempi, costi e impatti di trasporto; l’adozione di tecniche a secco e/o prefabbricate, che permettano non solo facilità di montaggio, quindi riduzione tempi, costi e rischi di cantiere, ma anche facilità di smontaggio a fine vita, in modo da garantire il riciclo o il riutilizzo degli elementi e la riduzione dell’apporto di materiale in discarica; la concezione di soluzioni che siano in grado di minimizzare costi e impatti in caso di eventi sismici, cioè concepite adottando target di progetto anche più severi rispetto a quanto previsto dalle normative, in modo da ridurre il danno a valle del terremoto e/o che localizzino il danno in determinati elementi, facilmente sostituibili e riparabili; l’adozione di tecniche integrate, con tutti i vantaggi prima illustrati in termini di riduzione di impatti e costi durante la costruzione e l’uso. 

L’applicazione di tali principi permette inoltre l’allineamento del progetto con i più avanzati sistemi di certificazione della sostenibilità degli edifici, quali il protocollo condomini di Green Building Council Italia e Levels, che per la prima volta hanno introdotto il riconoscimento crediti ambientali legati anche alla sicurezza dell’edificio.

 

Quindi, quali sono le tecniche disponibili e quando si possono applicare?

Il nuovo Superbonus, appositamente pensato per incentivare interventi di miglioramento di carattere sia energetico che strutturale, può essere quindi visto come una grande e imperdibile occasione per promuovere un nuovo tipo di approccio integrato e sostenibile al recupero del patrimonio edilizio italiano.

Ma quali sono le tecniche disponibili che possono già essere applicate per sfruttare questi incentivi? E quali sono i limiti di applicabilità?

Nel seguito di questo articolo verrà presentata una rilettura di alcune tecniche antisismiche disponibili che possano essere facilmente combinate con interventi energetici ed architettonici e che possano essere concepite e realizzate nel rispetto dei principi sostenibili del Life Cycle Thinking.

Verrà fornito il criterio base per il predimensionamento degli elementi strutturali e saranno infine presentate e discusse le possibili barriere tecniche che potrebbero minarne l’applicabilità. In particolare, ci si concentrerà sulle tecniche applicabili ad edifici multipiano, quali i condomini in c.a. o in muratura non storica, tipici del secondo dopoguerra.

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