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Ripristino del calcestruzzo: soluzioni e tecniche d’intervento per la corretta riparazione dei manufatti

Ripristinare e consolidare il calcestruzzo ammalorato richiede la definizione di requisiti tecnici specifici, l’impiego di prodotti certificati e la conoscenza approfondita delle tecniche d’intervento: l'intervista all’Ing. Gabriele Barison dell’Assistenza Tecnica di Fassa Bortolo.

Riparazione delle strutture in calcestruzzo: come scegliere la soluzione di ripristino più adatta

Ripristinare e consolidare il calcestruzzo ammalorato richiede la definizione di requisiti tecnici specifici, l’impiego di prodotti certificati e la conoscenza approfondita delle tecniche d’intervento.

Infatti il calcestruzzo, a lungo considerato un materiale quasi eterno, si è rilevato soggetto a svariate problematiche che ne possono compromettere la resistenza nel tempo.

Diversi sono i fattori che influiscono sulla sua durabilità: se non adeguatamente protetto, può essere intaccato dai sali presenti nell’acqua di mare e nell’aria in prossimità delle coste, dal fenomeno della carbonatazione, dagli acidi dei fumi industriali, dal gelo e dalle variazioni di temperatura, solo per citare alcuni tra i fattori più diffusi.

Quali sono quindi le migliori strategie d’intervento per la riparazione delle strutture in calcestruzzo? Come scegliere la soluzione di ripristino più adatta a seconda del manufatto su cui si interviene? 

Ingenio ha intervistato l’Ing. Gabriele Barison dell’Assistenza Tecnica di Fassa Bortolo, specializzato nell'ambito del ripristino e del rinforzo del calcestruzzo armato.

Riparazione e consolidamento del calcestruzzo: la scelta delle soluzioni

Quando si parla di ripristino del calcestruzzo occorre differenziare le soluzioni a seconda del tipo di intervento? Perché?

«Sì, differenziare è fondamentale. Ricordiamo che il calcestruzzo armato è una delle tecnologie più diffuse nel mondo delle costruzioni ed è stato utilizzato in epoche e contesti molto differenti: dalle prime sperimentazioni d’avanguardia al boom economico fino ai giorni nostri, nell’edilizia civile, industriale, infrastrutturale. È logico che la soluzione non potrà essere unica e preconcetta, perché diverse sono le azioni che agiscono sulle strutture ma soprattutto il materiale non è sempre lo stesso: il calcestruzzo di un condominio anni ‘70 non sarà lo stesso di un viadotto coevo né tantomeno quello di un capannone prefabbricato degli anni ‘90. Alcune costruzioni, inoltre, rappresentano addirittura opere di pregio architettonico o testimonianze storiche. Senza scomodare i grandi pionieri come Pier Luigi Nervi, pensiamo semplicemente alle tante archeologie industriali delle nostre città, che reclamano un nuovo uso salvaguardando al tempo stesso la testimonianza di luoghi e pratiche costruttive del passato. È evidente che la soluzione del ripristino non può essere unica e preconcetta, ma va calibrata sul singolo manufatto».

Quali sono gli “alert”, i primi segnali, che dovrebbero portare a un intervento di ripristino del calcestruzzo?

«Tra i sintomi più evidenti vi è sicuramente l’espulsione di porzioni corticali di calcestruzzo solitamente associata a ferri d’armatura esposti e corrosi. Ciò suggerisce che è in atto un fenomeno di carbonatazione o un’altra forma di ammaloramento del calcestruzzo. Nella maggior parte dei casi il campanello d’allarme è rappresentato proprio dal distacco di una porzione circoscritta di calcestruzzo, un fenomeno che potrebbe tuttavia estendersi ad aree più ampie della struttura. Ciò si verifica solitamente nella zona dell’edificio più esposta al dilavamento e agli agenti atmosferici, come ad esempio nei balconi nel caso dell’edilizia abitativa. Un altro segnale a cui prestare attenzione riguarda le alterazioni superficiali, come ad esempio un viraggio della colorazione del calcestruzzo per la presenza di alghe o muffe o particolato atmosferico, segnali di una scarsa protezione della superficie».

Quali criteri devono guidare il professionista nella scelta della soluzione/prodotto più idonea?

«Penso che il criterio basilare sia la compatibilità dei prodotti di ripristino al supporto esistente ma per scegliere è necessaria la conoscenza del manufatto, ovvero la “diagnosi”, fase spesso trascurata, specialmente nell’edilizia abitativa. Il ripristino del calcestruzzo, infatti, è un progetto a tutti gli effetti come ci ricorda la norma EN 1504 e la parte 9, in particolare, fornisce un’utile check-list delle fasi di progetto: raccogliere le informazioni sulla struttura (senza dimenticare gli interventi pregressi), valutare i difetti e la sicurezza dell’opera, scegliere una strategia di azione, progettare le opere di riparazione (compresi i requisiti dei prodotti) ed eseguire il lavoro fino alla sua accettazione. Un altro criterio chiave è l’attenzione al contesto. Ricordo che la EN 1504 è la norma sui “prodotti e sistemi per la protezione e la riparazione delle strutture di calcestruzzo”. L’intervento di ripristino è un sistema ed è completo solo se prevede un’adeguata protezione, ottenibile con pitture elastomeriche, guaine cementizie o altri prodotti marcati EN 1504-2».

Con quali strumenti deve essere fatta la diagnosi del manufatto?

«I metodi possono essere non distruttivi, semi distruttivi o distruttivi a seconda degli obiettivi e delle possibilità operative. Per esempio, se si deve determinare la resistenza del calcestruzzo per scegliere un prodotto di ripristino compatibile, si hanno a disposizione diversi metodi, dalle prove ultrasoniche fino al prelievo di una carota da sottoporre a prove meccaniche».

Malte cementizie e resine epossidiche: la linea di Fassa Bortolo per il ripristino del calcestruzzo

Quali soluzioni propone Fassa Bortolo per il ripristino del calcestruzzo?

«Fassa Bortolo propone un gamma di prodotti ampia e diversificata proprio nell’ottica di consentire al professionista la scelta della soluzione più appropriata al suo caso. Da alcuni anni la linea GEOACTIVE raggruppa le malte cementizie certificate per il ripristino. A questa famiglia si sono affiancati nel corso degli anni prodotti per usi particolari e sempre più performanti come le quattro resine epossidiche della linea FASSA EPOXY e le malte cementizie polimero-modificate SISMA R2 e SISMA R4, specifiche per interventi a basso spessore».

Per cosa si differenziano le malte della famiglia GEOACTIVE?

«La differenza più immediata e appariscente è certamente la classificazione (R1, R2, R3, R4) che implica differenti resistenze, rigidezze e capacità di adesione. Ma considerare solo questo aspetto nella scelta può rappresentare un grave errore. Le malte si differenziano anche in base al tempo di presa, alla granulometria, al trattamento superficiale, al colore, all’utilizzo di cementi speciali e alla reologia. Tutte le malte della gamma sono infatti tixotropiche con l’eccezione della malta colabile GEOACTIVE FLUID B 530 C». Si tratta di un prodotto premiscelato monocomponente cementizio espansivo ad alte prestazioni (è marcato R4 secondo EN 1504-4 e presenta una resistenza a compressione ≥ 80 MPa).

GEOACTIVE FLUID B 530 C può essere colato all’interno di casseri alla pari dei classici getti in calcestruzzo, con il vantaggio di un prodotto monocomponente miscelabile e pompabile anche con una macchina intonacatrice opportunamente allestita. Questa soluzione, largamente utilizzata, si è dimostrata perfetta per il ringrosso di pilastri in calcestruzzo nel settore industriale. Ad esempio, in un intervento realizzato a Chieti Scalo, dove i pilastri in calcestruzzo risultavano fortemente ammalorati, GEOACTIVE FLUID B 530 C ha permesso con un’unica operazione – un getto monolitico – di riparare e rinforzare al tempo stesso la struttura. Una soluzione perfetta tanto nel rinforzo antisismico quanto per il recupero di strutture dissestate. Non dimentichiamo poi che la reologia controllabile del prodotto ne consente anche l’uso per ancoraggi di precisione di macchinari e strutture metalliche, grazie alla marcatura EN 1504-6 (“Ancoraggio dell’armatura di acciaio”)».

 

Ripristino del calcestruzzo: le soluzioni di Fassa Bortolo per il corretto rinforzo strutturaleRipristino e rinforzo pilastri a Chieti Scalo (CH)

Soluzioni per il ripristino del calcestruzzo in ambito infrastrutturale

E invece per quanto riguarda il ripristino del calcestruzzo in ambito infrastrutturale?

«Per questo settore in costante crescita un’interessante proposta è rappresentata da SISMA R4, malta cementizia monocomponente polimero-modificata (PCC) e fibrorinforzata ad elevata adesione. Il prodotto, applicabile da 3 a 20 mm, è ideale per regolarizzare o ripristinare le superfici di ponti, viadotti e gallerie ed è particolarmente indicato per la sua capacità certificata di proteggere il cemento armato oltre che ripararlo. È infatti marcato MC (Moisture control) e IR (Increasing Resistivity) secondo la EN 1504-2. Inoltre, SISMA R4, coniuga alte prestazioni con la semplicità applicativa di un prodotto monocomponente spruzzabile con macchina miscelatrice continua e la sua granulometria fine lo rende un prodotto frattazzabile, prima degli strati di finitura».

Ha parlato anche di resine, perché utilizzarle per il ripristino? Quando sono adatte?

«Nel ripristino del calcestruzzo le resine sono prodotti complementari alle malte cementizie. La riparazione del calcestruzzo, infatti, non è solo ricostruzione volumetrica o corticale, esistono numerosi casi nei quali servono prodotti ad altissime prestazioni con applicazioni millimetriche. Le resine servono infatti a sigillare, incollare, ancorare e rinforzare. È il caso del ripristino di fessure per iniezione realizzabile con la resina a bassissima viscosità FASSA EPOXY 100 o gli ancoraggi di barre realizzabili con lo stesso prodotto (marcato appunto EN 1504-5 e EN 1506-6). Se nel ripristino è necessario integrare un getto strutturale, si potrà applicare a rullo o a pennello FASSA EPOXY 300 sul calcestruzzo esistente prima del nuovo getto. Se al contrario si richiede l’incollaggio misto calcestruzzo-acciaio, il prodotto più indicato è lo stucco epossidico FASSA EPOXY 400, come avviene ad esempio nella tecnica del Beton plaquè. Infine, alcune delle resine della famiglia FASSA EPOXY sono impiegate nei sistemi di rinforzo FRP (Fiber Rinforced Polymer) come, ad esempio, la resina impregnante FASSA EPOXY 200. Da questi esempi il ripristino del calcestruzzo si conferma un’attività complessa che va ben oltre la ricostruzione delle parti ammalorate ma richiede uno sguardo ampio, spesso suggerendo il passo successivo ossia il rinforzo».

 

La gamma di Fassa Bortolo per il ripristino del calcestruzzo


Sistema Ripristino del Calcestruzzo

 

Consulenza e assistenza in cantiere

Fassa Bortolo fornisce anche un servizio di assistenza per l’applicazione di questi prodotti?

«Fassa Bortolo offre diversi servizi di assistenza che vanno dal supporto ai progettisti e all’impresa, attività che svolgiamo con sopralluoghi in opera, fino all’assistenza nella posa. Disponiamo di una squadra di applicatori specializzati che svolgono l’attività di avvio squadra, che consiste nell’affiancare le maestranze dell’impresa nelle prime fasi di utilizzo di nuovi prodotti e tecnologie. Per esempio, se l’intervento richiede il ringrosso di pilastri, sarà possibile realizzare i primi coadiuvati dai nostri professionisti in cantiere. Un servizio molto importante, soprattutto se consideriamo che nel mondo del ripristino la maggior parte degli errori sono dovuti a una carente preparazione del supporto».

Quali sono i principali errori che rischiano di compromettere l’intervento di ripristino?

«Oltre alla preparazione del supporto, sicuramente una scarsa attenzione alla fase di maturazione del prodotto. Per esempio, se l’intervento avviene nella stagione calda, oltre a dover proteggere il manufatto con teli oscuranti per evitare l’irraggiamento diretto, occorre adottare precauzioni specifiche per le alte temperature: bisognerà utilizzare acqua di impasto fredda e bagnare la malta da ripristino durante le prime 24 ore perché, proprio come il calcestruzzo, un’adeguata fase di cura è fondamentale per il buon esito dell’intervento».

Per conoscere meglio i prodotti di Fassa Bortolo chiedi all’Assistenza Tecnica


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