La Stampa 3D nel Mass-Market: quali reali opportunità?
Come viene percepita la Manifattura Additiva dal Grande Pubblico
Altri usi più innovativi e ristretti di tale tecnologia, invece, stanno ancora attraversando le porzioni più instabili della curva, e sarà il tempo a dirci se anch’essi riusciranno ad uscire vittoriosi dalla dura fase del “Trough of Disillusionment”.
Semplificando all’estremo, una possibile interpretazione di questi pochi dati è la seguente: il mondo tecnologico è sufficientemente maturo per considerare la Stampa 3D una metodologia concreta e competitiva quando si deve portare un concept dal mondo digitale a quello fisico.
Almeno così avviene nei paesi industrializzati.
E l’Italia non fa eccezione.
Nel paese della piccola-media impresa, per pochi grandi nomi che prototipano da quasi vent’anni tramite Stampa 3D industriale, ce ne sono sempre più di piccoli altri che affidano direttamente a quella desktop le proprie sperimentazioni, lasciando poi ai metodi tradizionali le successive produzioni su larga scala. Non che la Stampa 3D, industriale o desktop che sia, non possa soddisfare anche questo secondo tipo di bisogno. Ma, sempre riferendosi alla curva di Gartner, la fabbricazione massiva tramite Stampa 3D è un ambito che sta ancora attraversando le sue zone variabili.
Il merito di questo andamento non è certo di una specifica marca di stampanti o nell’aver trovato il materiale di stampa “universale”. Va piuttosto ricercato in un ecosistema che evolve nel suo complesso, trainando con sè la fiducia di chi nella Stampa 3D aveva visto semplicemente “un hobby per smanettoni”.
Cresce l'offerta globale di macchine, di tecniche di stampa e di caratteristiche di fabbricazione ottenibili dalla singola stampante. Questo significa che in generale si amplia la rosa delle esigenze, tanto professionali quanto consumer, che possono essere soddisfatte.
Cresce il bouquet di materiali stampabili, in particolare dei cosiddetti materiali tecnici (quelli studiati per rispettare specifici requisiti di utilizzo), ed è sempre più frequente che questi possano essere lavorati tramite tecniche di stampa popolari ed abbordabili, come quella a fusione di filamento, piuttosto che con metodi molto più ristretti ed impegnativi nei macchinari e nei locali di lavorazione. Ad esempio pensiamo al fatto che oggi in FDM si possono stampare oggetti parzialmente metallici (tramite i cosiddetti “filamenti caricati metallo”, costituiti da polimeri mischiati a polveri metalliche), con cui si possono approssimare sia l’effetto estetico che le proprietà meccaniche di un oggetto completamente in metallo. Inoltre, le stesse materie puramente plastiche stanno diventando talmente variegate nelle caratteristiche e nel rendimento che ormai è diventato improprio, se non riduttivo, parlare semplicemente di “stampe in plastica”.
Cresce infine l'offerta di software e servizi on-line che spinge verso una maggiore affidabilità tecnica e bontà dei risultati nell'uso delle stampanti.
Insomma, a differenza di quanto avveniva già 4/5 anni fa, oggi parlare di Stampa 3D non racchiude più un’aura magica ma piuttosto un certo grado di concretezza.
Certo, l'Italia è un paese tradizionalmente restio ai cambiamenti (purtroppo non solo nella Stampa 3D), e passerà sicuramente altro tempo prima che l'andamento della curva di Gartner entri “in fase” con il pensiero dell'artigiano o dell'industria manifatturiera italiana.
Ma ciò non deriva da un problema di competenze. Quelle non ci mancano, anzi nella Stampa 3D stessa l'eccellenza italiana si è distinta in vari sotto-settori, al punto che oggi parlare di certi software o certe tecniche di stampa è un ennesimo esempio del made in Italy nel mondo.
È piuttosto un problema di percezione delle reali opportunità che la Stampa 3D può offrire.
Lo è per il mondo dei service di stampa, i cui volumi di affari ancora relativamente bassi lo costringono spesso a ragionare a cavallo tra il professionale e l’hobbistico.
Lo è per il mondo dei produttori di stampanti, che continua a vedere la propria platea di acquirenti divisa in modo quasi netto tra gli avvezzi al fai-da-te, che sperimentano giocando con stampanti abbordabili, ed i professionisti di settori tecnici, che possono permettersi di investire in modo considerevole per potenziare la propria offerta al pubblico.
E con il freno a mano tirato viaggia anche un po’ l’utente finale, il quale avverte che la Stampa 3D può fare al caso suo, ma il passo che lo porta a prenderne davvero coscienza sembra essere spesso troppo lungo.
Un pò come dire che tutti sanno che la Stampa 3D “aiuta”, ma al dunque sono ancora in pochi ad essersi fatti aiutare.
Ma a contribuire a questa percezione un po’ smorzata c'è anche dell'altro.La più grande potenzialità attribuibile alla Stampa 3D è il fatto di poter soddisfare esigenze di fabbricazione totalmente custom e molto difficili (se non impossibili) da ottenere con la fabbricazione tradizionale. D’altro canto la realtà dei fatti ci dice non esiste ancora una macchina capace di estrarre un’esigenza e di sfornare tout court il prodotto esattamente come desiderato. Con questo forte contrasto tra potenzialità e realismo, naturalmente la grande maggioranza delle persone non è portata a considerare la Stampa 3D come la via concreta per ottenere qualcosa di diverso, magari di molto più a misura delle proprie esigenze rispetto a quanto potrebbe trovare normalmente sullo scaffale di un negozio. E questa visione la rende ancora qualcosa di distante dalla nostra quotidianità.
IL PROGETTO E IL PROGETTISTA
Se una macchina è in grado di dare forma fisica ad un oggetto digitale, significa che il primo step è sottoporle un oggetto adeguato. In realtà, nel nostro indotto questo non è soltanto “il primo step” ma piuttosto il principale, quello che rappresenta le fondamenta dell’intero percorso fabbricativo.
Gli strumenti software CAD/CAM diventano sempre più di ausilio al progettista, ma a quest’ultimo viene oggi richiesto di portare nel suo operato un nuovo grande valore aggiunto: quello di concepire sin da subito il proprio progetto per la Stampa 3D. Uno sforzo di certo non trascurabile, considerando che chi opera nella progettazione tende ad agire, mediamente, in modo separato rispetto a chi deve condurre il progetto dalla carta (leggasi “dal computer”) al mondo fisico. Il designer viene investito di una parte di oneri finora non di sua esclusiva competenza, ma con il rovescio della medaglia di poter poi spingere un tasto su una macchina e vedere il proprio concept prendere l'esatta forma voluta. E sotto questo aspetto non esiste altra tecnologia, manuale o digitale, che possa eguagliare le potenzialitàdella Stampa 3D (pensiamo ad esempio ad un oggetto non assemblabile e che deve contenere delle componenti inglobate al suo interno: neanche la più sofisticata macchina CNC a cinque assi può ottenere con le tradizionali tecniche sottrattive ciò che invece è possibile con una macchina che lavora scomponendo modelli digitali in piani bidimensionali).
Per il “progettista tradizionale”, concepire per la Stampa 3D significa innanzitutto modificare la propria forma mentis.
La tolleranza stabilita da progetto per i denti di quel dato ingranaggio è anche compatibile con la tolleranza prevista su tale geometria per le stampanti a sinterizzazione metallica? E se supero tale problema passando a tecnologie di precisione come SLA o DLP, le resine impiegate per la fabbricazione daranno al pezzo le caratteristiche meccaniche adatte all'uso?
Queste ed altre domande, senz’altro atipiche nelle situazioni tradizionali, sono invece quelle che occorrono per proiettarsi verso il progettista per la Stampa 3D, figura professionale sempre più richiesta e che oggi può ricevere una specifica formazione.
In poche parole, il progettista torna ad essere un po’ quella figura poliedrica del Rinascimento, abile nel saper calcolare e concreto nel saper realizzare. Ed è anche questo che contribuisce a conferirgli oggi più che mai quel ruolo di centralità nell'intero percorso di fabbricazione.
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